Chi ha partecipato all’ultima riunione tra i privati e i dirigenti del Comune, la racconta come molto «tesa», forse una delle più «nervose» degli ultimi tempi. Tutto il contrario di quello che ci si sarebbe aspettato, considerando che Virginia Raggi, nonostante il parere a tinte foschissime del Politecnico di Torino, ha dato mandato ai suoi uffici di accelerare al massimo sul progetto stadio. E anche i privati che sognano l’affare (e le cubature record per negozi e uffici) sono a un passo dal formalizzare l’accordo sui terreni dove costruire il tutto, terreni che la Eurnova di Parnasi, ormai guidata da un nuovo Cda, venderebbe a James Pallotta per 105 milioni di euro, col pagamento però posticipato e subordinato all’approvazione della variante urbanistica in Consiglio comunale. E proprio questo aspetto, forse, rende gli animi agitati.
LA VIABILITÀ – La delibera che sbarcherà in Aula Giulio Cesare conterrà la convenzione urbanistica a cui stanno lavorando da settimane i tecnici capitolini insieme alla Eurnova e agli emissari di Pallotta. L’ultimo vertice si è tenuto l’altro ieri, presente il diggì della Roma, Mauro Baldissoni. Non è stata una passeggiata, anche se il dipartimento Urbanistica entro dieci giorni dovrebbe rendere noto l’esito della due-diligence sugli atti amministrativi, una ricognizione chiesta da Raggi dopo la retata di giugno, e si dirà che non sarebbero state trovate irregolarità. Da che dipendono allora gli screzi di queste ore? Dal Comune hanno fatto capire ai privati che vanno rispettati tutti gli impegni presi.
E su almeno due punti, i proponenti avrebbero fatto resistenza. Il primo: l’unificazione dell’Ostiense-Via del Mare, carreggiate già oggi trafficatissime che con lo stadio e il mega-centro commerciale accanto finirebbero ostaggio degli imbottigliamenti. Vanno quindi allargate e unite le corsie; da due strade, a una sola. Per farlo tocca però abbattere alcuni edifici che si trovano tra le due vie, operazione di cui si è parlato per la prima volta lunedì e che alle orecchie dei privati suona malissimo. Perché significa tirare fuori più soldi del previsto, tra espropri e ruspe. Il Campidoglio però è irremovibile: l’unificazione delle due strade è una delle poche opere pubbliche rimaste in capo ai proponenti, quindi va fatta, senza discussioni. Non basta rimettere in sesto le due vie separatamente.
IL CONSIGLIO DI DOMANI – Altra spina, la tribuna di Lafuente: un pezzo dell’ippodromo ormai dismesso andrebbe ricostruito accanto al nuovo stadio, così è stato deciso nelle riunioni preliminari. Ai privati è stato chiesto anche di manutenere questi spalti «per 30 anni», cioè per tutta la durata del contratto di affitto tra l’As Roma e la holding di Pallotta proprietaria dello stadio. I proponenti, da quanto trapela, non vorrebbero impegnarsi più di tanto. Ma anche su questo aspetto, l’amministrazione non è disposta ad arretrare. Tutto fa pensare allora che la bozza di convenzione non sarà pronta se non tra qualche mese. Difficile che arrivi in Assemblea capitolina prima di maggio. E lì si aprirà un’altra partita, tutta politica e non tecnica stavolta, col pallottoliere dei ribelli M5S, che saranno decisivi. Un anteprima del voto finale potrebbe vedersi già domani, quando è in programma un Consiglio comunale straordinario sullo stadio e si discuteranno diversi ordini del giorno.