«Nessuna trasparenza su Tor di Valle», tra pareri «secretati» e bocciature tecniche aggirate. Della controversa operazione calcistico-immobiliare che ruota attorno al nuovo stadio della Roma (con annesso «Ecomostro» di negozi e uffici) dovrà occuparsi anche l’Autorità nazionale anticorruzione. Al pool di Raffaele Cantone è arrivato un esposto del Codacons che chiede all’Authority di «avviare un’istruttoria volta ad acquisire la documentazione (progetti e pareri) relativi alla costruzione del nuovo Stadio della Roma e valutare la vicenda denunciata». All’Anticorruzione è stato chiesto di «predisporre tutti gli accertamenti e i profili sanzionatori ritenuti idonei a carico di chi verrà individuato come responsabile».
I TEMPI – L’Autorità non ha ancora aperto un fascicolo. La decisione è attesa nei prossimi giorni, quando verrà valutato se avviare gli accertamenti e a quale ufficio affidare la pratica. A quel punto, nell’ambito dell’attività di vigilanza, potrebbero essere sentiti anche i vertici del Campidoglio. Le accuse contenute nell’esposto riguardano alcuni passaggi, considerati quantomeno opachi dai denuncianti, che hanno accompagnato la svolta “stadista” del M5S. Passato dal «no all’Ecomostro» pronunciato in campagna elettorale al sì a un «Ecomostro» dimezzato, con le volumetrie sforbiciate del 50% e con la mannaia calata sulle opere pubbliche a carico dei privati (il cui finanziamento è crollato da 270 milioni a 125 milioni). Un percorso che è culminato con il voto dei Cinquestelle alla «pubblica utilità» del progetto, in Aula Giulio Cesare.
IL DOCUMENTO NASCOSTO – L’esposto in particolare accusa l’amministrazione grillina di avere tenuto nascosto il «parere dell’Avvocatura capitolina che darebbe il nullaosta alla costruzione del nuovo impianto sportivo». Nonostante la legge preveda «l’obbligo per tutte le pubbliche amministrazioni di rendere visibile e controllabile all’esterno il proprio operato, perché la trasparenza contribuisce a rendere conoscibile l’azione amministrativa, anche al fine di prevenire sul terreno amministrativo i fenomeni corruttivi, riducendo il rischio di degenerazioni di rilevanza penale».
LA DISSIDENTE – In attesa di capire quali saranno le mosse dell’Anac, il progetto Tor di Valle continua ad agitare il M5S dall’interno. La consigliera dissidente Cristina Grancio, sospesa dai vertici del Movimento per non avere votato il progetto in Commissione, dà battaglia per evitare l’espulsione. E ha presentato ai probiviri le sue controdeduzioni – un dossier «molto dettagliato», assicura – per difendere le proprie scelte.