(…) Sul nuovo stadio della Roma ieri a spargere ottimismo ci ha pensato addirittura Virginia Raggi. «Il nostro giudizio politico lo abbiamo dato – ha detto a Radio Radio – . Abbiamo rivisto il progetto in senso sostenibile. Ora è una questione di uffici. Sia i nostri che quelli della Roma stanno lavorando per cui non appena finiranno di mettersi d’accordo sulle opere pubbliche, si potrà partire». Il problema è che il nodo è proprio questo, le opere pubbliche, ovvero la loro contestualità.
Lo stato dell’arte è arrivato fin qui: il 10 luglio i proponenti hanno inviato alla presidenza della Conferenza dei Servizi una richiesta interpretativa legata al nodo della contestualità fra opere pubbliche e l’apertura del nuovo impianto. La risposta per legge deve arrivare entro 30 giorni ed è ancora possibile, ma non è escluso che possa scavallare agosto.
A questo punto, non sarebbe neppure la fine del mondo. La presidente Manetti in questi giorni è impegnata nella definizione del piano paesaggistico-territoriale, però si sa bene come lo stadio sia argomento sensibile. Le risposte possibili pare possano essere tre: 1) La contestualità per le opere non comunali (Roma-Lido e Ponte dei Congressi) non è vincolante; 2) Invece lo è per questioni di viabilità; 3) Soluzione salomonica che non porta a interpretazioni certe.
Una cosa è sicura: la pazienza di Pallotta e del suo staff Usa, incardinato su Bob Nidam, è vicina all’esaurimento. Per questo qualora le cose non virassero per il verso giusto, la possibilità della causa è sempre più concreta. (…)
FONTE: La Gazzetta dello Sport