Odi et amo, a questo s’è abituato il tifoso romanista, «perché lo faccia, mi chiedi forse. Non lo so, ma sento che succede e mi struggo». Lo scriveva Catullo qualche anno fa, senza essere stato mai allo stadio Olimpico nel mese di maggio. Avrebbe amato, anche lui, squadre, allenatori e giocatori con la divisa giallorossa, a volte odiando con la stessa intensità.
2 maggio (Roma-Liverpool 2018), 15 maggio (Roma-Torino 1983), 17 maggio (Roma-Torino 1980), 26 maggio (Roma-Lazio 2013), 27 maggio (Roma-Milan 2001), 28 maggio (Roma-Genoa, 2017), 30 maggio (Roma-Liverpool 1984) sono solo pochi flash che non necessitano di didascalie, a cui ne va adesso aggiunto un altro, un altro 26 maggio, in una data già ingombra che evoca pensieri bui a tanti romanisti, da stasera a tutti.
Odi et amo, diranno i 60.000 che affolleranno l’Olimpico, record stagionale assoluto, battuti anche i 59124 di Roma-Real Madrid, forse solo qualcuno in meno di quanti ne sono accorsi un anno fa col Liverpool (61889), sebbene la partita conti relativamente. O meglio, conterebbe enormemente se quest’anno i giocatori, gli allenatori e i dirigenti della Roma avessero fatto meglio il loro lavoro. E potrebbe ancora contare tantissimo se contemporaneamente, Inter, Milan e Atalanta perdessero le loro sfide (o solo Inter e Milan, a patto che la Roma stenda il Parma sotto una gragnuola di gol, almeno cinque di differenza). Ma a certi miracoli è bene non credere.
E quindi la serata avrà tutto un altro sapore: certificherà il fallimento tecnico della stagione 2018/19, forse la peggiore della storia recente romanista con il 5°/6° posto in campionato, l’esclusione dalla Champions agli ottavi contro una squadra di limitato valore, l’umiliazione del 7-1 in Coppa Italia contro una Fiorentina che da quel giorno s’è praticamente sciolta, fino a rischiare addirittura la serie B. (…)
FONTE: Il Romanista – D. Lo Monaco