James Pallotta, presidente della Roma, e con lui tutti i tifosi giallorossi, si aspettano già oggi il «sì» finale e sospirato al progetto della Roma di costruire il proprio Stadio a Tor di Valle. Notizie ufficiali, fino a ieri in tarda serata, non ve n’erano. Il riserbo è stato totale quasi si trattasse di segreti di Stato. Il «sì» finale al progetto è oramai dato per certo da tutti i vari attori. Meno chiara è la tempistica di questo «sì» e le prescrizioni, in qualità e quantità, che saranno emanate dai diversi uffici. Poche le notizie trapelate: gli uffici regionali sono da ieri mattina chini sul parere del Comune di Roma che, stando all’annuncio diffuso dal Campidoglio, dà il via libera al progetto Stadio della Roma di Tor di Valle. Nel tardo pomeriggio di ieri sarebbero arrivati anche gli altri pareri mancanti (Stato, Regione e Città Metropolitana): condizionale obbligatorio vista l’assenza di comunicazioni ufficiali e la parsimonia di quelle ufficiose. Unico dato confermato: tanta confusione e molto conseguente nervosismo. Fra le varie notizie filtrate: il parere del Campidoglio sarebbe assai corposo. Si parla di un dossier molto più ampio di quelli precedenti, che si attestavano sulla trentina di pagine. Per giunta, alcuni documenti relativi ai pareri inerenti la Valutazione di Impatto ambientale – passaggio obbligatorio e vincolante per l’approvazione finale del progetto ma che ha un iter autonomo e parallelo alla vera e propria Conferenza dei Servizi – emessi dal Campidoglio sarebbero stati trasmessi erroneamente all’interno di quelli del parere unico sul progetto obbligando gli uffici regionali a fare una cernita e rimettere a posto le carte.
Questa mattina alle ore 10 in punto si va in scena: tutti intorno a un tavolo. La seduta sarà sicuramente unica ma la mole del dossier potrebbe richiedere anche più giorni per le discussioni e gli approfondimenti tecnici necessari. Approfondimenti che nascerebbero proprio dalle prescrizioni che i singoli Enti avrebbero, ciascuno per proprio conto, emesso. Uno degli «spifferi» è che vi sarebbero alcune incongruenze tecniche proprio all’interno del parere del Campidoglio a testimonianza proprio dei dissapori dei giorni scorsi fra i diversi settori tecnici dell’Amministrazione capitolina. Tutte le prescrizioni, sempre secondo chi ha in mano i diversi pareri giunti, sarebbero molto tecniche e si incentrerebbero principalmente sul tema della mobilità pubblica e privata. Nulla di insormontabile ma potrebbe essere necessario prolungare oltre le attese la durata della seduta. Anche la «battaglia dei due ponti» – quella, per intendersi, fra il Ponte di Traiano e quello dei Congressi – sembra oramai essere archiviata: la Conferenza ha l’obbligo di esaminare solo ed esclusivamente il progetto presentato, frutto della delibera Raggi (quella che, per cancellare le cubature delle tre Torri di Libeskind ha cassato alcune opere pubbliche previste da Marino che il privato pagava ricevendo in cambio metri cubi da costruire).
Le riserve che, all’avvio di questa Conferenza, erano state pesantemente avanzate dalla Direzione Strade del Ministero delle Infrastrutture, dalla Regione Lazio e dalla Città Metropolitana, non sono state effettivamente sciolte ma semplicemente sarebbero state accantonate. A questo punto, indipendentemente dalla data effettiva in cui arriverà il «sì» al progetto, sarà necessario capire la velocità da parte delle Istituzioni (la Giunta Regionale per la delibera di recepimento del verbale della Conferenza e il Consiglio Comunale per l’adozione dello stesso verbale con validità di variante urbanistica) nel concludere i passaggi burocratici preliminari alla redazione del progetto esecutivo. Insieme al testo della Convenzione Urbanistica (il contratto fra i proponenti e il Comune con il calendario della costruzione delle opere), sarà il progetto esecutivo, dove dovranno essere recepite tutte le prescrizioni che usciranno dalla Conferenza dei Sevizi, ad andare a gara europea per le opere pubbliche.