Era il 5 dicembre e la Conferenza dei Servizi aveva dato il via libera al progetto della Roma di costruire il suo Stadio (e annessi) a Tor di Valle. Sono passati 3 mesi e 16 giorni e siamo ancora fermi a quel giorno. Qualche piccolo aggiustamento, qualche piccola consegna di materiale ma, sostanzialmente, il progetto Stadio sembra essersi incagliato sugli scogli della burocrazia. Néle frasi di rito del Campidoglio bastano. Tocca all’assessore allo Sport, Daniele Frongia: «L’Anac, che vigilerà sugli appalti, ha espresso un giudizio positivo sul progetto. Siamo riusciti a sbloccare l’impasse e a rivoluzionare un progetto che ora è finalmente esemplare come infrastrutture e ambiente. È tutto pronto per avviare i cantieri, speriamo di poter vedere la posa della prima pietra al più presto».
Purtroppo molta esagerazione: l’Anac – per bocca del suo stesso presidente, Raffaele Cantone – non ha espresso un giudizio sul progetto ma solo sull’assenza di problematiche inerenti le gare d’appalto (che non possono esserci in questa fase dell’iter). Per avviare i cantieri non bastano le parole ma serve la variante urbanistica che non parte sino a che i progettisti non consegneranno le carte adeguate alle prescrizioni. Adeguamento che non può avvenire fino a che Stato, Regione e Comune non decidono cosa fare del problema viabilità: o il Ponte di Traiano (pagato dallo Stato dentro un Accordo di programma complessivo) o una soluzione alternativa di pari efficacia (che il Campidoglio non trova).