Di nuovo seduti al tavolo della Conferenza dei servizi e di nuovo in conflitto sul progetto Stadio della Roma. L’unica cosa che non è nuova è la grana: il ponte che non c’è, quello di Traiano, scomparso dalle planimetrie di Tor di Valle dopo il dimezzamento del cemento operato dalla giunta M5S in accordo con la Roma e Eurnova. Per la Regione -e non solo vista la bocciatura del progetto senza ponti da parte degli uffici tecnici del Ministero delle Infrastrutture – il sì allo stadio è legato al ritorno su carta del ponte di Traiano (costo: 93 milioni). Senza quello, e visto che anche il ponte dei Congressi ancora non si sa che destino avrà (è finanziato 145 milioni dal Cipe ma si trova ancora nel pantano della Conferenza dei servizi relativa), il progetto «novato» dalla giunta Raggi e ratificato a giugno in Aula rischia un nuovo fiasco. O, se va bene, un parere positivo con prescrizioni in Conferenza dei servizi. Cioè: sì allo stadio, ma solo a condizione di costruire il ponte che manca. Ieri mattina il primo dei tre summit tecnici programmati in Regione su Tor di Valle (e ne serviranno moti di più) che ha ri-lanciato il dialogo tra enti. Ma qualche ora prima, giovedì sera, l’assessore regionale alle Infrastrutture Michele Civita è andato dritto al punto con il dg della Roma Mauro Baldissoni. Chiarendo, in un confronto «pratico», che senza ponte di Traiano il progetto andrà a inevitabilmente a sbattere. Sulle planimetrie i ponti sul Tevere non compaiono. E se quello dei Congressi può almeno vantare dei finanziamenti potenziali, quello di Traiano, collegato al patto proponenti-Comune e inserito cautelativamente nel dossier con un allegato,risulta definanziato.
Il paradosso è che, nelle carte, il Comune di Roma considera il ponte da lui stesso cassato come «opera strategica non finanziata», lasciando intendere che, sì, servirebbe, ma che non sono state previste coperture per la realizzazione. La richiesta della Regione, quindi, è quella di provvedere a al reinserimento dell’opera finita tra le forbici della trattativa tra la Roma e il Comune, senza lo stadio non s’ha da fare. Di contro il club giallorosso sostiene di aver raggiunto (a fatica) un equilibrio economico finanziario dopo l’ultimo restyling e di escludere ulteriori modifiche del progetto che, del resto, risponde esattamente ai requisiti della delibera di Raggi. Così il punto ora è: chi pagherà il ponte? Si potrebbe dirottare parte dei fondi già stanziati per il ponte dei Congressi ma, nel caso, servirebbe un decreto a modificare lo «Sblocca Italia»: tempi italiani anche se il pressing del ministro dello sport Luca Lotti, grande sponsor del progetto, potrebbe fare la differenza. Oppure pensare ad un finanziamento misto, pubblico-privato, ovviamente con delle cubature compensative a beneficio dei proponenti: si rischia, però, di urtare la sensibilità green del Campidoglio. Tocca tornare a trattare