Clara Lafuente, architetto, figlia di Julio, che alla fine degli anni ‘50 disegnò l’ippodromo per le Olimpiadi del 1960, ha rilasciato al quotidiano una intervista in cui commenta la vicenda dello Stadio della Roma.
«Fin dall’inizio del progetto dello stadio, con una raccolta di firme, avevamo proposto che le tribune dell’ippodromo fossero riutilizzate per attività collaterali a quelle del calcio attraverso un “planivolumetrico”, c’era già un’istruttoria di vincolo proposto dalla precedente sovrintendente Margherita Eichberg, che nel giugno del 2017 il nuovo sovrintendente Prospetti ha archiviato». Spiega:«Ha addotto motivi procedurali. Poi a luglio 2017 Italia Nostra ricorre contro l’archiviazione e io richiedo il vincolo per “diritto d’autore”, che può essere esercitato dagli eredi: esiste la legge 633 del 1941 che sostiene proprio il “diritto di autore”» ma «La richiesta è stata archiviata con la motivazione di “coerenza” con la precedente scelta». «Continuerò a sperare che questa importante opera sperimentale, testimonianza di quello che furono le Olimpiadi del 1960, possa essere salvaguardata e riutilizzata». Commenta poi le intercettazioni in cui viene definita una rompi… «In questo contesto sono lusingata di venire così definita. E credo di continuerò ad esserlo».