Senza più ponti e senza nuovi treni. E dunque con un’unica via d’accesso. Non solo: cubature dimezzate sì del 50%, ma con lo spiraglio di trasformarle parte in residenziale, quindi in appartamenti. Sono queste, per titoli, le lacune della nuova delibera sullo stadio della Roma a Tor di Valle che approderà in consiglio comunale martedì per essere approvata dalla maggioranza grillina. Tutti i 29 consiglieri pentastellati voteranno sì? «Saremo compatti, al massimo ci saranno un paio di defezioni ma per ferie già programmate», spiegano dal Campidoglio. Di sicuro, stando così le cose, il Pd, che aveva approvato la precedente delibera con la giunta Marino, è pronto al no. Salvo correzioni al testo attraversato una grandinata di emendamenti. Le schermaglie tra dem e grillini sono già iniziate. Spiega il consigliere Antonio Giulio Pelonzi: «Noi non capiamo il motivo, dopo mesi di stallo costati soldi pubblici per tenere in piedi la conferenza dei servizi in Regione, dell’accelerazione improvvisa per portare la delibera in aula il 15 giugno».
IL PERCORSO – Oggi, intanto, la delibera sarà presentata nel IX municipio, mentre salterà invece il vaglio dell’XI. Il parlamentino dell’Eur, nonostante il governo pentastallato, a sorpresa potrebbe opporsi o mostrare crepe evidenti nella maggioranza. In generale, lo scontro ruota intorno alla pubblica utilità da riconoscere all’opera, un «ecomostro dimezzato» che per strada oltre ai volumi (si era partiti da 1 milione di metri cubi) ha perso anche 115 milioni di opere a carico del proponente. Il Pd del Campidoglio ormai è sulla linea dell’attacco frontale, al contrario di quello di Palazzo Chigi che invece con un emendamento alla manovrina ha fatto più di un regalo ai privati. Dal Pd i consiglieri capitanati da Michela Di Biase spiegano: «Tra le opere pubbliche della delibera Caudo erano presenti il ponte dei Congressi e il ponte di Traiano, per evitare che il solo miglioramento a nord creasse un buco a sud».
I NODI – Ora, la mancanza del ponte «non è solo un pericolo per la viabilità perché si crea un imbuto ma anche per la sicurezza, perché lo stadio ad oggi avrà un solo punto di accesso». I dem sono netti: «La Prefettura non può ammettere per motivi di sicurezza un progetto del genere». Anche sul fronte ferro, e cioè trasporto ferroviario, la nuova delibera non fissa un numero minimo di treni da acquistare per la Roma Lido. Gli stessi fondi potranno essere utilizzati per coprire «maggiori costi» di altre opere. Resta poi l’incognita del vincolo apposto dalla Soprintendenza del Ministero dei Beni culturali. Mercoledì scade il vincolo e il nuovo presidente di Italia Nostra Oreste Rutigliano ha scritto un telegramma al soprintendente Francesco Prosperetti per sollecitare la sua firma sul provvedimento a tutela della struttura progettata per le Olimpiadi del 1960 dall’architetto Julio Lafuente. I pentastellati, in massa, rimandano la palla al mittente e accusano il Pd di aver «buttato giù la maschera» e di «non volere lo stadio». Da sinistra Stefano Fassina chiede alla sindaca Raggi di fermarsi «perché i rischi di un’altra speculazione sono evidenti». Dubbi anche da Fratelli d’Italia. La partita degli emendamenti sta per iniziare. Anticipata da quella degli accessi agli atti: il dipartimento urbanistica ne ha ricevuti oltre cento e alla fine il Comune ha deciso di pubblicare oggi sul sito il nuovo progetto.