Pareri favorevoli, ma con tante prescrizioni, anche discordanti se non opposte tra loro. I tecnici della conferenza dei servizi sul progetto del nuovo stadio della Roma di Tor di Valle hanno lavorato fino a tarda notte, ieri, per districarsi nel ginepraio di documenti pervenuti. Tanto che la riunione di oggi potrebbe non chiudersi con una fumata bianca, ma aggiornarsi a una prossima seduta: non sarà facile dirimere le contraddizioni tra le diverse prescrizioni arrivando ad una quadra unitaria. Alcune istituzioni, peraltro, hanno consegnato soltanto parte del proprio parere entro il termine delle 24 di mercoledì scorso, integrando poi nelle ore successive.
I DOCUMENTI – Soltanto il parere del Campidoglio contiene circa trecento pagine di osservazioni e prescrizioni (soprattutto sulla mobilità, vero nodo del progetto), che dovranno essere esaminate scrupolosamente dalla conferenza dei servizi. Oggi sarà presentato anche il parere unico della Città metropolitana, che sarà rappresentata dal vice sindaco Fabio Fucci (primo cittadino M5S di Pomezia). Anche in questo caso, sì condizionato a una lunga serie di modifiche da apportare al progetto complessivo: «I nostri tecnici hanno offerto nel parere spunti migliorativi del progetto stesso su due importanti tematiche – spiega Fucci – Quello della viabilità con il miglioramento dell’asse di via Ostiense e via del Mare, dal grande raccordo anulare al nodo Marconi e quello relativo alla mobilità per garantire la ripartizione modale prevista dall’assemblea capitolina, fra trasporto pubblico su ferro e trasporto privato su gomma». Il parere della Regione, anch’esso tecnicamente «positivo», evidenzia invece alcune zone d’ombra nel progetto. A partire dai ponti e dal rischio che il piano traffico elaborato dai privati, alla prova dei fatti, non regga. Anche perché la biforcazione della metro B è stata depennata dal progetto e per rimettere in sesto la Roma-Lido i privati metterebbero appena 45 milioni.
I PUNTI CRITICI – In alcuni casi, peraltro, i pareri delle diverse istituzioni sono addirittura in contraddizione: è il caso degli argini del Tevere nell’area di Tor di Valle, considerata a rischio idrogeologico. Qui l’Autorità di Bacino del distretto idrografico dell’Appennino centrale (che ha ereditato le competenze sul principale fiume romano) ha prescritto un deciso innalzamento delle barriere laterali anti-esondazione, ma il ministero dei Beni culturali è di avviso opposto: alzare gli argini contrasterebbe con il contesto ambientale e paesaggistico. Insomma, un ginepraio. D’altronde il progetto di Tor di Valle a inizio 2017 è stato rivoluzionato da un accordo tra proponenti e amministrazione pentastellata all’insegna della riduzione delle cubature, ma anche delle necessarie infrastrutture. Al termine della prima conferenza dei servizi, infatti, la Regione aveva sottolineato che a fronte di «un impatto urbanistico minore sull’area» nel piano rinnovato diminuivano «anche le risorse per le opere pubbliche», ragion per cui molte amministrazioni avevano segnalato «con forza la necessità di rivedere, migliorare, ripristinare opere e interventi sia sulla viabilità come sul trasporto pubblico».
I NODI – Tra i diversi nodi da sciogliere c’è quello del Ponte di Traiano. Nel nuovo progetto è scomparso: rimane solo il Ponte dei Congressi, quello pagato con i soldi pubblici e con un iter di approvazione ancora incertissimo. Eppure l’opera, si leggeva nella prima relazione del Dipartimento per le infrastrutture, «con il connesso svincolo Parco de’ Medici-Stadio» sull’autostrada Roma-Fiumicino, «costituisce la principale via d’accesso allo stadio e non può considerarsi in alcun modo alternativo al ponte dei Congressi, poiché i due ponti svolgono funzioni completamente diverse nell’ambito della rete stradale». E ancora: «Non si può concordare con la realizzazione del nuovo stadio, senza la preventiva realizzazione del nuovo svincolo e del ponte di Traiano».