Spariscono le tre torri dell’«Ecomostro», ma anche il ponte carrabile sul Tevere e 150 milioni di euro di infrastrutture pubbliche che avrebbero dovuto finanziare i privati. Ieri la giunta di Virginia Raggi ha votato la delibera per ridefinire il «pubblico interesse» del progetto stadio a Tor di Valle. Dopo l’accordo con la Roma dello scorso 24 febbraio, come previsto, le cubature del mega-complesso di uffici, negozi e alberghi sono state sforbiciate del 50%. Ma dall’operazione escono fortemente ridimensionate anche le opere pubbliche. Un mega-sconto per i proponenti, che alla fine dovranno sborsare solo 120 milioni di euro rispetto ai 270 milioni previsti «per le opere di urbanizzazione» dalla delibera votata nel 2014 dall’amministrazione Marino.
COSTI AL RIBASSO – Nel provvedimento varato ieri non compare più il ponte carrabile sul Tevere. E così, per evitare che il traffico vada in tilt nell’area del nuovo stadio, diventa fondamentale la realizzazione del Ponte dei Congressi, finanziato con i fondi del governo. Un’infrastruttura, però, ancora sospesa dopo lo stop del Consiglio superiore dei lavori pubblici. E con tempi di realizzazione tutt’altro che certi. «Il Ponte dei Congressi è fuori delibera – ha confermato l’assessore all’Urbanistica, Luca Montuori – è un’opera di interesse strategico nazionale e viene realizzata con fondi del Cipe». In tempo per lo stadio? Non si sa. Al posto dei grattacieli privati, verrà realizzato un Serpentone unico, modello Corviale, con palazzine alte fino a 7 piani. Dei 120 milioni che restano per le opere pubbliche, 38 milioni verranno impiegati per i lavori sull’Ostiense-via del Mare. E la cifra stanziata è già un piccolo caso: con gli stessi fondi previsti per rimettere a nuovo 3,8 km di strada, ora i privati dovrebbero ristrutturare 6,8 km. «La realizzazione dell’intervento ha un impatto minore sul territorio, quindi costa meno, in un certo senso è una moltiplicazione dei pani e dei pesci», ha detto l’assessore Montuori. In realtà, ha precisato, i costi previsti dalla delibera avrebbero già contemplato i “ribassi” calcolati dal Dipartimento Lavori Pubblici. Gli stessi ribassi che, per fare un altro esempio, faranno scendere da 16 a 12 milioni il costo della messa in sicurezza del Fosso di Vallerano. Circa 40 milioni andranno al potenziamento della ferrovia Roma-Lido, con appena 2 treni nuovi rispetto ai 15 inizialmente previsti, più altri 8 vecchi treni da ristrutturare. Gli altri fondi pagheranno interventi per la navigabilità del Tevere, due ponti per ciclisti e pedoni, il parco fluviale. «Il mancato rispetto anche di una sola delle condizioni necessarie – ha avvisato il Campidoglio in una nota – comporterà la decadenza del pubblico interesse. L’amministrazione capitolina adotterà ogni iniziativa per la vigilanza sull’intervento».
LA CORSA A OSTACOLI – Dopo il voto in giunta, ora scatta la corsa contro il tempo per dare al nuovo progetto il via libera finale entro il 15 giugno, quando scade la conferenza dei servizi in Regione. Il M5S vorrebbe portare la delibera in Assemblea capitolina già lunedì 12 giugno. Prima però servirà un passaggio nei municipi (il IX e l’XI), costretti a votare il provvedimento in tempi record. E soprattutto senza licenziare osservazioni, perché ogni modifica costringerebbe la giunta a riunirsi di nuovo per varare le controdeduzioni, allungando inevitabilmente i tempi. Non sarà una passeggiata, soprattutto nel municipio IX, dove diversi consiglieri hanno già fatto capire di maldigerire l’operazione calcistico immobiliare. La sindaca Virginia Raggi però si è detta tranquilla: «Mi aspetto di andare avanti secondo gli impegni che abbiamo preso e concordato».