Al netto delle pesanti criticità rilevate in conferenza dei servizi, sono almeno tre le incognite che pesano sulla costruzione dello stadio giallorosso. Ormai sempre più connotato come un gigantesco regalo ai privati, a scapito degli abitanti di Tor di Valle e dintorni. Rispetto alla delibera Caudo del 2014 è infatti sparito l’obbligo imposto a Eurnova di completare le opere pubbliche prima di inaugurare l’impianto. Significa che si potrà fischiare il calcio di inizio senza che neppure una delle infrastrutture previste — dall’ampliamento della via del Mare al potenziamento della Roma-Lido — siano state realizzate. Col rischio di avere sì lo stadio, ma non le strade, i parcheggi e i binari per arrivarci in treno. Per non parlare del Ponte di Traiano: ancora non si sa né quando né come verrà finanziato, nonostante l’impegno del governo. Mentre già si sa non basteranno i 45 milioni per la ferrovia: soldi tra l’altro dei cittadini, non dei privati, trattandosi degli oneri di costruzione che avrebbe dovuto incassare il Comune. Ma il vero rebus sono i tempi. Ieri ai microfoni di Radio Radio il dg della Roma Mauro Baldissoni l’ha fatta facile: «Adesso ci saranno dei passaggi amministrativi in Campidoglio, poi un nuovo passaggio in giunta regionale, che fornirà la certificazione definitiva per la costruzione. Tutto ciò avverrà nelle prossime settimane. Nel frattempo, potranno cominciare i lavori di pulizia del sito. L’obiettivo è avviare i cantieri a fine aprile, inizio maggio. Dureranno dai 26 ai 28 mesi: potremmo farcela per la stagione 2020-21».
Un cronoprogramma tuttavia difficile da rispettare. L’iter, che potrebbe essere complicato dalle imminenti elezioni regionali, è molto più complesso. Una volta che il verbale della conferenza di servizi verrà sottoscritto da tutti i rappresentanti unici (Comune, Regione e Stato), dovrà infatti tornare in Regione per la stesura di una determina da trasmettere al Campidoglio. Tale atto, che vale come adozione di variante urbanistica, dovrà essere pubblicato e restare per 30 giorni a disposizione dei cittadini. Al termine, il Comune avrà altri 30 giorni per raccogliere le osservazioni (e sono già due mesi). Dopodiché dovrà presentare le controdeduzioni e portare la proposta di variante in giunta. Dove, se tutto va bene, sarà varata — insieme alla convenzione urbanistica che regola il rapporto Campidoglio-Ernova — a marzo. La deliberà dovrà quindi essere inviata ai municipi e alle commissioni capitoline, dove verrà votata, per poi approdare in aula Giulio Cesare per il suo ok. Ma non è ancora tutto. Gli atti dovranno ritornare in Regione per la ratifica finale, che costituisce rilascio del titolo autorizzativo. Solo allora potranno partire le gare. All’esito delle quali, aprire i cantieri. Se non ci saranno intoppi, la posa della prima pietra arriverà non prima del 2019.