Più che concentrarsi sui numeri dell’astinenza di Edin Dzeko – senza gol dal 18 ottobre, in campionato dal giorno 1 dello stesso mese – magari è più utile andare a cercare i motivi di un momento negativo. «Non deve pensare troppo al gol altrimenti rischia di peggiorare le cose – ha detto Di Francesco –. È chiaro che
Edin sia un po’ condizionato, ma tornerà presto a segnare e si metterà ancor di più a disposizione della squadra». Eccola qui, la postila che mette un oceano tra l’astinenza attuale e la situazione di due stagioni fa. Questo Dzeko qui – val la pena precisarlo – non è assimilabile a quello in difficoltà del suo primo anno romanista. Questo Dzeko qui, anche in un periodo per nulla prolifico, è sempre stato dentro la Roma, cruciale con il suo primo pressing, le sponde, le aperture, i passaggi filtranti. Almeno fino a Madrid, quando per la prima volta è parso a tratti incapace di mettere il suo timbro sulle azioni offensive della Roma.
STANCO? DI TESTA – Facile deduzione: Dzeko è stanco, è il giocatore di movimento che ha giocato più minuti nella Roma, 1510 per la precisione. Vero, ma non verissimo. Non può esserlo in termini assoluti, perché in Italia – portieri a parte – ci sono alme- no quattro giocatori che hanno più minuti nelle gambe del bosniaco, di cui tre nel Napoli: Insigne (1.688’), Mertens (1.641’), Koulibaly (1.620’) e Kessie (1.568’). E se prendiamo in considerazioni i primi due, attaccanti come Dzeko, non si può certo dire che stiano attraversando un momento complicato dal punto di vista fisico. Detto che non può esserci una tabella universale della stanchezza – il ragionamento evidentemente non può che essere individuale in questi casi –, tenendo in secondo piano il minutaggio forse è più giusto ragionare su un altro tipo di stanchezza, quella mentale. Che il gioco di Di Francesco richieda un grande impegno ai suoi tre attaccanti è un dato di fatto, lo spiegò lo stesso allenatore nel giorno della sua presentazione ufficiale. Ecco: a Dzeko è mancata fin qui la possibilità di staccare la spina, di dimenticare per un giorno il pressing da portare fino al portiere avversario, di concedersi una pausa a favore dello Schick di turno. In definitiva, non per abbassare quella quota di 1.510’, ma per allentare lo stress di un ruolo cruciale nel gioco di Di Francesco, in fase offensiva come in quella – strano a dirsi – difensiva.
ECCO SCHICK – E allora ben venga la notizia del rientro in gruppo di Schick nell’allenamento di ieri pomeriggio, con tanto di gol nella partitella a campo ridotto. Considerato quanto detto da Di Francesco sabato scorso – «Patrick tornerà ad allenarsi solo se starà bene e nel giro di quattro giorni si potrà metterlo subito in campo» –, per domenica a Genova il ceco sarà nuovamente convocato se gli allenamenti di oggi e domani non faranno sorgere complicazioni. Pare davvero la volta giusta, nello stadio che l’ha visto protagonista. Contro la squadra con cui giocava i derby, per aiutare lui stesso la Roma ad allungare la striscia positiva in campionato. Non ultimo, per aiutare Dzeko ad avvertire meno lo stress da Roma.