Monchi è nervoso, Spalletti è nervoso. Succede, nei tempi dell’incertezza provocata dal cambiamento. Monchi deve salutare la sua terra per aderire al progetto Roma mentre Spalletti ancora non ha chiarito se intenda staccarsi dal giardino che ama per cercare altro verde. Nel frattempo entrambi si arrabbiano con i media – da Trigoria a Siviglia, niente di nuovo – e si annusano a distanza, aspettando di incontrarsi per pianificare il futuro oppure per separarsi.
SPARTIACQUE – E’ verosimile che i due si siano già parlati, almeno al telefono, sarebbe strano il contrario, ma per un meeting operativo non sarebbe salubre l’aria di questi giorni, con un derby da ribaltare e una stagione ancora da inquadrare. Monchi, il direttore sportivo in pectore, e Spalletti, l’allenatore senza contratto, si vedranno più avanti, al riparo da occhi indiscreti e soprattutto dai giornalisti. Poi, forse, i tifosi sapranno se la coppia sia destinata a durare per almeno un altro anno.
SCENARI – Magari proprio una vittoria con tre gol di scarto nel derby orienterebbe le strategie. In fondo Spalletti l’ha detto senza filtri: resto se vinco. Per vincere, deve alzare la Coppa Italia perché il campionato è quasi andato. Sì ma Monchi, che Baldini ha segnalato al presidente Pallotta come successore ideale di Sabatini, arriva alla Roma senza scegliere in autonomia l’allenatore? Così si spiegano le voci su un sondaggio per Unai Emery, l’allenatore che Monchi ha portato a Siviglia e che Baldini ha cercato ancora prima di trasferire a Roma, e le connessioni logiche con altri professionisti non italiani: Jorge Sampaoli, anche lui sondato nel dicembre scorso quando Pallotta aveva deciso di cacciare Garcia, è andato nel frattempo ad allenare proprio il Siviglia di Monchi. E non va dimenticato, in questo contesto, Pochettino del Tottenham, un signore e un luogo abbastanza cari a Baldini.
BIVIO – Molto dipenderà anche dalla qualificazione alla Champions League, che necessariamente condizionerà il budget e le pretese della Roma. Monchi è stato informato della necessità di vendere prima di comprare. Ma l’esigenza industriale diventerebbe quasi sfrenata se Spalletti non riuscisse a condurre la nave fino al porto (con la p minuscola…) dell’Europa dei grandi. Altro che Re Mida, servirebbe un prestigiatore per addolcire il bilancio senza rinunciare alla competitività. E così potrebbe verificarsi un fenomenale paradosso: Spalletti conquista la Champions ma non vince la Coppa Italia e quindi lascia la Roma a Monchi, che si troverebbe a ringraziare l’allenatore italiano per poi sostituirlo con un collega di sua fiducia. In fondo, dove il nuovo arrivato deve incidere è proprio in ambito internazionale: grazie anche alla sua direzione sportiva il Siviglia è salito fino all’ottavo posto del ranking Uefa, davanti a giganti come Chelsea e Manchester City, pur non figurando nella lista dei primi 30 fatturati delle società di calcio europee. La Roma invece è quindicesima per i ricavi dell’anno scorso ma trentottesima nella classifica Uefa, tra Dnipro e Fenerbahçe. I conti tecnici, oltre che economici, non tornano.