Dal Dall’Ara al Camp Nou, da Verdi a Messi. In 5 giorni sarà il rossoblù, con sfumature di difficoltà ovviamente diverse, a colorare le ambizioni della Roma in campionato e Champions. Domani, infatti, si va a Bologna (ore 12,30) per mettere un ulteriore chiodo sul terzo posto. Ma il pericolo è che la testa sia già alla sfida dei quarti col Barcellona di mercoledì. Un rischio che la squadra di Di Francesco deve evitare visti i facili impegni casalinghi di Inter (Verona) e Lazio (Benevento). Lo sa bene Strootman che prova a distogliere lo sguardo dai marziani del Barça e a riportare tutti sulla Terra: «Per arrivare mentalmente bene in Spagna dobbiamo prima battere il Bologna. Non sarà facile ma dobbiamo vincere, e solo dopo potremmo concentrarci sulla Champions. Siamo un gruppo unito e questo si è visto quando le cose non andavano bene».
Difficile pure per lui però non parlare del Barcellona. Kevin, al contrario di Pallotta, si augurava un’urna più benevola: «È chiaro che non volevamo prendere il Barcellona, ma ce la vogliamo giocare. Faremo di tutto per portare a casa un risultato importante al Camp Nou, perché poi al ritorno, davanti ad un Olimpico pieno, non si sa mai che può succedere. Vogliamo far vedere di non essere arrivati fino a questo punto per caso». Umiltà, ma non troppa quindi. Alla sua quarta stagione in giallorosso, Strootman conosce bene gli sbalzi umorali dell’ambiente: «Quando le cose vanno bene sei un leader, se vanno male no. Il nostro è De Rossi». Futuri leader potrebbe esserlo Under e Alisson: «Cengiz ha ancora qualche problema con la lingua, ma ha grandi qualità e può diventare molto importante per la Roma. Deve però migliorare il suo italiano, dice sempre di aver capito, ma poi non ha capito nulla (ride, ndr). Ad Allison invece non riusciamo a segnare quasi mai in allenamento. Vuole vincere tutto, non vuole mai prendere gol e si arrabbia subito. Ha la mentalità giusta, spero rimanga a lungo».