Nel cuore di ognuno di noi Agostino sarà sempre quel sorriso nello spogliatoio del Ferraris l’8 maggio 1983, mentre tutti i compagni festeggiano in maniera sfrenata un trionfo atteso oltre quattro decenni. È il sorriso di un bambino che riaffiora sul volto di un adulto che ha coronato il suo sogno. Siede lì, pacato, e fa fatica a parlare, perché come puoi raccontare una gioia talmente grande. Qualsiasi parola la immisererebbe, la farebbe terrena, tangibile, finirebbe quasi per confinarla. Ma quella è una gioia che non conosce recinti.
Ago nasce sessantaquattro anni fa, l’8 aprile del 1955, mentre la Roma torna dopo troppo tempo tra le parti alte della classifica. Il nostro Capitano eterno vede la luce cinque giorni dopo un pareggio a Torino contro la Juventus, proprio la squadra contro cui Di Bartolomei ingaggerà i duelli più entusiasmanti. Chissà se già da bambino immagina di fare grande la squadra della sua città; grande nei risultati, perché la Roma è di per sé la cosa più grande che esiste. Sarà con lui in campo, fascia di capitano rigorosamente bianca al braccio, che diventeremo re. Saranno il suo sguardo serio, i suoi capelli ordinati, quel suo modo di muoversi per il campo a testa alta e petto in fuori a guidarci verso il nostro destino di grandezza. Ago è il condottiero, che tenendo fede al suo nome cuce il nostro futuro e lo fa presente; cuce i nostri – i suoi – sogni e li fa realtà. (…)
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FONTE: Il Romanista – L. Latini