Di corsa verso il Tav Ter, con un nuovo grande ct azzurro in vista, ma non in un lampo, sia si tratti di Carlo Ancelotti, il primo obiettivo, contattato e in stand-by, o magari Claudio Ranieri, Roberto Mancini, Max Allegri. Dopo il Tavecchio uno, caratterizzato dall’era Conte, il Tavecchio due, macchiato in modo indelebile dalla mancata qualificazione mondiale, la reazione del presidente federale alla crisi “russa” non è stata quella invocata da più parti (Governo e opposizione, Malagò, Assocalciatori e dall’intero universo social), dare le dimissioni, ma quella di liquidare Ventura e di cercare un “rimbalzo” politico interno al mondo del calcio, chiedendo la “fiducia”, prima ancora di chiudere l’ingaggio di un tecnico top. Un’operazione che nei suoi piani dovrebbe produrre una sorta di “rielezione”, preparata ieri nella riunione da lui convocata con i presidenti delle varie componenti federali (tranne A e B, commissariate): Gravina (Lega Pro), Sibilia (Dilettanti), Tommasi (Calciatori), Ulivieri (Allenatori) e Nicchi (Arbitri). Qui solo Tommasi ha presentato il conto al numero uno della Figc e una volta capito di non avere alleati per la spallata, si è alzato, ha salutato e se n’è andato. Lunedì prossimo a Roma è stato poi fissato un Consiglio Federale decisivo, inizialmente calendarizzato il 28 novembre. Già l’anticipo (suggerito da Gravina), testimonia della fretta di un chiarimento politico fondamentale per le sorti della Federcalcio. Lì Tavecchio illustrerà un nuovo programma per completare il suo mandato, puntando ad ottenere la maggioranza dei voti necessari per non essere sfiduciato (gliene occorrono 9 su 17). Anzi, in quella sede, potrebbe essere nuovamente sostenuto, come nel 2014, dalla Lega Pro, adesso guidata da Gravina, fin qui suo oppositore, inserendo tra i punti programmatici, le questione sul semiprofessionismo e sulle seconde squadre. Insomma, paradossalmente, la caduta mondiale di Milano potrebbe produrre una maggioranza più ampia rispetta a quella attuale. (Ulivieri si è mostrato ieri particolarmente battagliero, al fianco di Tavecchio; Sibilia molto attento agli equilibri anche interni alla sua Lega e alle sue aspirazioni politiche; Nicchi il più orgoglioso «Gli arbitri italiani al mondiale ci saranno…»). Una volta così blindatosi, il presidente si dedicherebbe a concludere l’operazione Nazionale: tutte le componenti rimaste al tavolo ieri hanno convenuto sull’importanza di portare a casa un allenatore di primo livello, dopo la deludente esperienza Ventura, pur non entrando nel merito dei candidati. Non è un mistero che sia Ancelotti il preferito di Tavecchio così come di Ulivieri, suo vice con delega al Club Italia. Non si tratta di una operazione semplice però, che pure è stata avviata.
LA RIUNIONE – «Abbiamo pensato ad orizzonti di allenatori importanti e vedremo, possibilmente, di portarli a termine. Ho convocato un consiglio federale per lunedì, dove esporrò un programma tecnico-organizzativo e delle proposte collegate anche ad alcune leghe. Presenterò questa proposta in modo che il Consiglio discuterà su questo». E’ stata questa la breve comunicazione fatta da Tavecchio nell’atrio della sede della Federcalcio, in serata. Il pomeriggio era iniziato nella sua stanza presidenziale, all’ultimo piano della sede di via Allegri, con i convenuti seduti intorno al tavolo. C’è stata la comunicazione dell’esonero di Ventura, una breve relazione su quanto accaduto a Milano. Poi è stato Tommasi a prendere la parola: «Sono qui per discutere di dimissioni, della necessità di nuove elezioni, alle quali potresti anche ricandidarti, ma serve una ripartenza». Nessuno gli ha però dato sponda, tanto che Tommasi, come detto, ha lasciato la stanza. Gli altri hanno continuato a fare valutaizoni sul momento delicato. All’uscita Sibilia ha sintetizzato così la propria posizione: «La LND? Vedremo cosa Tavecchio dirà nel Consiglio Federale e poi ci esprimeremo, non in modo pregiudiziale». Per lui saranno giorni di intensi colloqui con la larga base dei Dilettanti. Il suo resta un ruolo centrale in questa vicenda. Molto vicino a Malagò, non ha potuto fare a meno di registrare quanto le posizioni del Coni finiscano per compattare il mondo del calcio. Duro in questo senso Ulivieri: «Il Coni non può chiederci nulla. Malagò è stato molto inopportuno nella sua intervista di ieri. Si è fatto la domanda e si è risposto da solo, sulle dimissioni di Tavecchio. Io faccio fatica a riconoscerlo come mio capo».