La domanda, dentro e fuori Trigoria, continua ad essere la stessa: «Cosa succede?» . Per risalire ai perché di una crisi che, con quella contro il Milan, ha portato a cinque le sconfitte in campionato all’Olimpico (più quella in coppa Italia), come non accadeva dai tempi di Mazzone ( stagione ’93-94), i vertici del club hanno cominciato ad indagare. La zona Champions che si allontana ( i giallorossi sono adesso quinti, e sabato prossimo dovranno andare a Napoli) spaventa una società che non può permettersi di rinunciare agli introiti Uefa. E così è da un po’ che dentro Trigoria si è avviata una sorta di terapia-indagine, sia collettiva sia individuale, per risalire a cosa accade. Continui colloqui personali, affrontati da Di Francesco e dai dirigenti, con dall’altra parte i singoli giocatori, oppure tutto il gruppo insieme, perché la convinzione è che il problema sia mentale.
E così emerge che nei momenti di difficoltà la Roma smette di pensare da squadra, dimentica le cose spiegate dal tecnico e si rifugia in soluzioni individuali, infilandosi in una sorta di anarchia che fa perdere la bussola. Quando le cose non vanno bene, i giocatori abbandonano con la testa, inconsciamente, l’allenatore, che non è minimamente messo in discussione, né da Pallotta, né dalla dirigenza di Trigoria, visto che, negli ultimi tempi, si è cambiato molto sulla panchina, e le cose sono rimaste le stesse. Di Francesco continua a sentirsi tradito e deluso dai giocatori più rappresentativi ( gli è andato incontro col cambio di modulo) che nei colloqui individuali si confrontano anche per quello che riguarda le questioni tattiche e l’atteggiamento in campo tenuto da alcuni compagni, che cercano più le soluzioni personali, piuttosto che pensare ai colleghi. La strada individuata per uscirne, per non perdere il piazzamento Champions e provare a eliminare lo Shakhtar nella gara di ritorno, è quella di ritrovare le certezze, ricordandosi di ragionare da squadra anche nelle difficoltà. In attesa della rivoluzione che Monchi è intenzionato a fare nel mercato della prossima estate, e della quale è andato a parlare a Boston con Pallotta. Ripartendo, come detto, da Di Francesco, che resterà qualsiasi cosa accadrà, almeno per quanto riguarda la società.