La Curva Sud, per i primi dieci minuti della gara di questa sera, non farà sentire la sua voce.
Il motivo di questo gesto, è la mai celata insoddisfazione, nei confronti del presidente Pallotta e dei dirigenti, che spesso hanno dichiarato alcune cose, e poi ne hanno fatte altre.
“Non chiediamo vittorie ma chiarezza e rispetto, quelli sì. A seguire alcune delle frasi che ben rappresentano la superficialità con cui, in questi anni, si è comunicato ai tifosi. “Entro 5 anni lo scudetto” (Pallotta 2012). “Saremo la regina d’Europa” (Baldissoni 2013). “L’anno prossimo sarà una Roma planetaria” (Sabatini 2013). “Prima lo scudetto, poi la Champions” (Pallotta 2014). “Benatia non è mai stato in vendita, mai avviato trattative. È un nostro calciatore importante, dentro e fuori dal campo” (Pallotta 2014). “Farò della Roma uno dei più forti club al mondo” (Pallotta 2014). “Roma super attrezzata per vincere lo scudetto, ne sono certo” (Baldissoni 2014). “Pjanic non si vende. In passato abbiamo sbagliato a fare troppe operazioni di mercato” (Pallotta 2015). “Salah al Liverpool? Con queste domande mi sembrate dei giornalisti di Roma. Continuano a farci offerte e se dessimo retta a tutti partirebbero i tre quarti della nostra rosa” (Pallotta 2017). “Rudiger non è in vendita, ci sono zero possibilità che parta, la Roma non è un supermercato” (Monchi 2017). “Se farò una squadra forte? Ci vediamo al Circo Massimo a fine anno” (Monchi 2017). “Alisson non si muove da qui altrimenti mi metterò io in porta” (Monchi 2018). “Quest’anno non abbiamo bisogno di vendere, la squadra sarà rinforzata” (Monchi 2018). A sugellare tutto l’affare Strootman, un pugno allo stomaco per tutta la tifoseria. Siamo stanchi, non riusciamo più a tollerare questa situazione dopo anni di menzogne, proclami di vittorie a destra e manca, promesse mai mantenute da parte di questo “Presidente” e della società “Roma 1927” come è ben impresso su uno stemma che non ci ha mai rappresentato, come non ci rappresenta chi è dal 2011 al comando della nostra vecchia cara Associazione Sportiva Roma 22 luglio 1927. Una sfilza di menzogne, che ha trasmesso negatività puntualmente anche all’ambiente tecnico, allenatore e giocatori che hanno preso l’AS Roma come una squadra di passaggio e non come un punto d’arrivo. Senza dare alibi a nessuno sia chiaro, ma l’incapacità di fare il proprio mestiere di Presidente e società hanno fatto sì che la Roma anno dopo anno cedesse sempre qualcuno dei suoi pezzi migliori, sostituiti spesso e volentieri con giocatori di minor valore, indebolendo la rosa, navigando a vista con acquisti il più delle volte inadatti”.
Prosegue: “Noi non possiamo più sopportare questo modus operandi, bugie dannose da parte di chi dovrebbe essere trasparente verso i propri tifosi. Visto il perdurare di tutto ciò, abbiamo preso la decisione di non tifare e non esporre striscioni nei primi dieci minuti di Roma-Genoa, per dimostrare tutto il nostro disappunto. Dal minuto 11 torneremo a tifare, ma solo per il nostro orgoglio, per la nostra fede e per i nostri colori che difenderemo a denti stretti in qualsiasi situazione. Niente e nessuno potrà cambiare il nostro modo di essere, tantomeno una società di bugiardi patentati e incapaci. Modo di essere che non potrà mai essere capito dalla presidenza, perché non ha un prezzo, non è commerciabile, non è in vendita. Modo di essere che vuole essere cambiato nel profondo, deturpato di quello che da sempre è il nostro motivo di vanto: l’identità e l’appartenenza. Questo è il motivo del perché continueremo a sostenere e difendere in ogni dove i colori della nostra maglia, perché siamo “fucking idiots” e siamo felici di esserlo”.