Sei mesi alla Roma, un anno con la Juve. Due delle mille curve della carriera di Luca Toni. Con sensazioni diverse, a tratti contrapposte. Sempre a caccia di un gol, sempre pronto a lasciare il segno. «Nella Roma mi resta in mente il gol all’Inter, poteva valere lo scudetto ed è il rammarico più grande della mia carriera. Nella Juve ho avuto poche occasioni, ma mi sono tolto la soddisfazione del primo gol nello Juventus Stadium (ora Allianz, ndr)» (…)
Toni, come finisce sabato? «Sarà una gara ricca di gol, molto dipenderà dalla Roma. I giallorossi mancano di continuità, ma in una partita secca se la possono giocare. Serviranno rabbia e occhi di tigre, altrimenti la Juve è più forte».
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Per Ronaldo 11 gol in 16 gare di campionato. Le 36 reti di Higuain sono in cassaforte? «Dipende, Cristiano è capace di tutto. Dipenderà dalla Champions e dalla salute, non dovrebbe prendersi neanche un raffreddore. Ma è quello che calcia in porta più di tutti».
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Dall’altra parte, invece, ancora non è certo il ritorno di Dzeko. Dovesse mancare ancora lei rilancerebbe Schick? «Per me Dzeko è forte, uno di quelli che i gol li fa sempre. Schick, invece, per me non è un centravanti, ma più una seconda punta. Da lui è sbagliato aspettarsi dai 20 gol in su. Il prestito? A volte cambiare ambiente fa anche bene».
Di Francesco è in bilico. Lei ci punterebbe ancora? «Difficile dirlo da fuori, di certo conosce bene l’ambiente. Non capisco però l’alternanza di prestazioni. In campionato è una Roma troppo brutta. Va bene la Champions, ma per rifarla devi arrivare tre le prime 4».
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Ranieri, Delneri e Conte, i suoi allenatori con Roma e Juve. «Ranieri per me è molto bravo nella gestione dei giocatori. Alla Roma feci bene, purtroppo i dirigenti fecero altre scelte, preferendo giocatori che poi non si rivelarono così bravi. Con Conte ho giocato poco, voleva ringiovanire. Ma è bravo, maniaco della tattica. Delneri invece lasciamo stare. Diciamo che sono stati sei mesi veloci».
Senza lei, Totti e Di Natale il calcio italiano ha perso quasi mille gol. Chi li compenserà? «Noi eravamo una generazione che parlava con i gol e non su Instagram. Difficile dirlo ora. Ci sono Immobile, Insigne, ancora Quagliarella. Ma andare oltre i cento ora è dura…».