Come abbiamo scritto più volte questo 2019 deve essere l’anno di svolta per lo stadio della Roma. Un anno in cui tutti i nodi devono essere sciolti e si deve arrivare alla posa della prima pietra. Tutto si sta quindi muovendo nella direzione del completamento di ogni fase propedeutica alla costruzione del nuovo impianto giallorosso. La novità delle ultime ore, che poi tanto novità non è, arriva direttamente da Trigoria. O forse sarebbe meglio dire da Boston. Sembra infatti che il presidente del club James Pallotta sia sempre più risoluto a trovare l’accordo con l’amministratore delegato di Eurnova Giovanni Naccarato, per l’acquisizione dei terreni di Tor di Valle e della quota della società di Luca Parnasi nell’affaire stadio.
Un accordo che dovrebbe aggirarsi intorno ai 100 milioni di euro (forse poco meno). Molto meno (la metà) di quanto stava per incassare la famiglia Parnasi lo scorso giugno dalla DeA Capital, l’immobiliare del gruppo De Agostini, che avrebbe versato nella casse di Eurnova circa 200 milioni di euro per subentrare nel progetto Tor di Valle. Molto (non troppo forse) di più di quanto finora speso dall’imprenditore romano, che ha acquistato i terreni dalla famiglia Papalia (anzi dal curatore fallimentare subentrato in fase di trattativa) per circa 40 milioni di euro (a cui vanno aggiunti altrettanti milioni di spese finora sostenute). Ancora restano da chiarire alcuni aspetti non secondari, ma sembra proprio che manchi poco.
Burocrazia e tempistica L’aspetto forse più spinoso riguarda la formula di acquisto. Non è infatti chiaro come Pallotta intenda rilevare la quota in questione, ed attraverso quale veicolo. Al momento l’ipotesi più probabile è che la Stadio Tdv Spa (la newco creata appositamente per portare avanti l’operazione stadio) acquisti direttamente la Eurnova, mantenendo sostanzialmente l’assetto attuale, almeno sulla carta. Ipotesi questa che renderebbe più semplice la vita alla pubblica amministrazione, in particolare agli uffici del Comune, che così non vedrebbero cambiare nominalmente i propri interlocutori. (…)
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