Sorpresa: nel parere dello Stato sullo stadio della Roma a Tor di Valle arriva la netta bocciatura del ministero dei Trasporti. Il Mit scrive che così com’è nemmeno il nuovo progetto va bene: c’è il rischio di costruire una cattedrale nel deserto. Il parere di Palazzo Chigi tiene conto di tutti gli attori coinvolti nella decisione. Ci sono i «pro» con prescrizioni (Viminale, Ambiente, Demanio, Prefettura) e, appunto, pesanti «contro», primo tra tutti quello del dicastero di Porta Pia. E’ questo l’ultimo responso arrivato in Regione, chiamata a esprimersi nelle prossime 24 ore su una procedura controversa. A cavallo tra due delibere (quella di Marino, poi rivisitata da Raggi) e con una serie di falle che si trascinano da sempre. Ora c’è da decidere se la conferenza dei servizi darà mandato di ripartire con tutto l’iter fra sei mesi o se sarà possibile l’aggancio della pratica al dossier già aperto. Le pressioni politiche aumentano: il M5S addirittura chiede alla Roma di non fare entrare allo stadio i tesserati del Pd. I grillini attaccano il governatore Zingaretti (che fra sei mesi si ricandiderà a caccia del secondo mandato). Una guerra tra tifosi che non tiene conto dei mille dubbi tecnici ancora presenti nell’opera. Dopo il Campidoglio e la città Metropolitana, ieri è toccato alla presidenza del Consiglio dei ministri inviare un dossier alla Regione, dove ha sede la conferenza dei servizi sull’operazione calcistico-immobiliare. Nella relazione il rappresentante unico delle amministrazioni statali, Carlo Notarmuzi, mette in fila i responsi dei vari ministeri coinvolti. Senza però prendersi la briga di arrivare a una sintesi. Su tutti pesa il parere negativo del ministero delle Infrastrutture e dei trasporti al nuovo progetto presentato dalla giunta Raggi, che a fronte di un dimagrimento in termini di cubature «dell’ecomostro» mette in evidenza i limiti infrastrutturali e la mancanza di collegamenti, su ferro e gomma di cui si dovrebbe fare carico il proponente, l’impresa Eurnova di Parnasi. Perché «non garantisce un miglioramento delle condizioni di deflusso sulla viabilità esistente» e, pertanto, ritiene che «non possa essere accettabile un loro degrado conseguente all’intervento» e «non si può concordare, da un punto di vista tecnico funzionale, con la realizzazione del nuovo stadio, senza la preventiva e propedeutica realizzazione del nuovo svincolo Parco de Medici-Stadio e del ponte di Traiano». Diversa la posizione del Ministero dei beni culturali che non boccia il progetto e nemmeno lo promuove: si limita a invocare «una soluzione architettonica che coniughi la conservazione della testimonianza delle tribune dell’ippodromo». Sul quale, va ricordato, pende anche un ricorso al Tar che si discuterà a metà settembre. Da Palazzo Chigi, invece, accendono il semaforo verde a Tor di Valle l’Autorità di bacino (la lottizzazione è prevista su un’ansa del Tevere), il ministero dell’Ambiente (ma ci sono prescrizioni in materia di ricarica per veicoli elettrici e bike sharing), il Viminale con una nota dei vigili del fuoco «a condizione che vengano realizzati gli interventi già precedentemente indicati». Concetto che ripetono nelle rispettive relazioni anche la Prefettura della Capitale e il dipartimento sicurezza sempre del ministero degli Interni.
LA SVOLTA – Letti tutti i pareri la Regione, titolare della conferenza dei servizi, dovrà adesso decidere: se far continuare questo nuovo progetto, e quindi riconoscendone la pubblica utilità dell’opera, o se rifarlo partire dalla casella del «via» con un ulteriore allungamento dei tempi di altri sei mesi. In questa dinamica si inserisce comunque la politica: la prossima primavera si voterà per le politiche e nel Lazio per le regionali. Uno stop tecnico sarebbe comunque addebitato a un volere politico di Nicola Zingaretti, che si appresta a correre alla ricerca del secondo mandato. La confusione è tanta e si intrecciano vari fattori extra-tecnici. Roberto Morassut, deputato Pd ed ex assessore all’Urbanistica, definisce «un pasticcio» tutta l’operazione che il Governo a trazione dem sta molto caldeggiando. E ritorna a ribadire come lo stadio a Tor di Valle sia «soggetto a forzature e a ricorsi e con il rischio di un risultato che anziché dare una nuova opportunità alla Capitale ne accresce i problemi».