Se la vita avesse le cadenze di una favola, sarebbe bellissimo immaginare Francesco Totti – ammalato di calcio – accettare l’invito del Trastevere (Serie D) per chiudere il cerchio della sua carriera più o meno lì dove tutto era iniziato. Pensateci. Il bambino che aveva cominciato nella Smit Trastevere, oltre trent’anni più tardi si vede recapitare la mail social del presidente Betturri in cui si legge: «Se non è possibile per lui continuare a coltivare la sua passione a Trigoria, non posso che rinnovargli l’invito di venire da noi, magari andando a giocare in uno stadio Flaminio riqualificato». Un sogno appunto, come il «sì» di Francesco, che sembra avere però un solido punto di contatto col bambino che fu: la certezza che il calcio giocato è tuttora la sua vita.
IL POST – Per questo il messaggio pubblicato su Facebook intorno all’ora di pranzo ha sorpreso più nella forma che nei contenuti. Ha scritto Totti: «Roma-Genoa, domenica 28 maggio 2017, sarà l’ultima volta in cui potrò indossare la maglia della Roma. È impossibile esprimere in poche parole tutto quello che questi colori hanno rappresentato, rappresentano e rappresenteranno per me. Sempre. Sento solo che il mio amore per il calcio non passa: è una passione, la mia passione. È talmente profonda che non posso pensare di smettere di alimentarla. Mai. Da lunedì sono pronto a ripartire. Sono pronto per una nuova sfida». Come si può immaginare, due sono le frasi chiave che hanno turbato l’opinione pubblica giallorosso: 1) «potrò indossare» lascia capire come sia stata la società – in linea con quanto scritto sul contratto firmato un anno fa – a decidere che non ci sarebbero stati ulteriori allungamenti. 2) «nuova sfida» non delinea invece nessuna ipotesi già definita. Com’è noto, per Totti è pronto un contratto di 6 anni con stipendio da dirigente «apicale», ma il ruolo che andrebbe a ricoprire non è stato ancora chiarito, anche se il d.s. Monchi ha già detto che lo vorrebbe al suo fianco. Già, ma a fare che? Ad imparare un nuovo lavoro, rispondono tutti nella Roma, perché al momento le qualità dirigenziali di Totti sono sconosciute persino a lui. Intendiamoci, i dirigenti sanno bene come il campione stia attraversando un momento difficile, visto che il passaggio dal calcio giocato alla scrivania è emotivamente dirompente, ma è vero che il desiderio di voltare pagina ha la priorità.
USA O ARABIA – Nella bufera mediatica, si nota come il dialogo stentato tra Totti e la proprietà – non favorita dalla gestione inutilmente ruvida da parte di Spalletti e dal flebile rapporto col presidente Pallotta – abbia lasciato incancrenire quello che da tempo si annunciava come un problema. Per questo motivo, il messaggio di Totti è apparso un modo per dire: io vorrei continuare a giocare, qui a Roma non me lo fanno più fare, perciò accetto delle proposte serie: astenersi perditempo. Spazziamo il campo da altre ipotesi: a livello dirigenziale le pur lusinghiere proposte in grado di giungergli dalla Figc o dal Coni – dichiarazioni in questo senso nei giorni scorsi non sono mancate – non potrebbero neppure avvicinare lo stipendio sottoscritto con la Roma, e quindi non saranno prese in considerazione. Resta il calcio giocato, che oscilla essenzialmente intorno a due poli: gli Stati Uniti e i Paesi Arabi. Nel primo caso la meta preferita sarebbe il Miami di Nesta (Seconda Divisione), che assicurerebbe facili collegamenti con l’Italia e un torneo più agevole per un atleta che a settembre compirà 41 anni. Certo, le trasferte negli Usa sono sempre lunghe, ma sarebbe il prezzo da pagare per continuare a toccare il pallone. L’altra ipotesi sarebbe il Medio Oriente. Aspetta un’offerta da Doha, in Qatar, mentre a Dubai, negli Emirati, qualcosa potrebbe muoversi. Chissà, magari proprio nell’AlNasr, che ha appena ingaggiato Prandelli, o nell’AlFujairah di Maradona. L’importante però è che siano proposte serie, perché non sono infrequenti contratti finiti davanti ai tribunali. Ipotizzare la sospensione del contratto dirigenziale per un anno? Possibile, ma difficile. Qui decide Pallotta.
E IN ITALIA? – Ma Totti è anche un marchio, e così ci sono stati anche delle situazioni italiane che hanno seguito la vicenda. Il club più intrigato, per amicizia, è la Samp di Ferrero, ma anche Campedelli e lo stesso Montella gli hanno detto scherzando di non dimenticare Chievo e Milan. L’impressione, però, è che il capitano della Roma non potrebbe andare a giocare in una club italiano. Anche i tottiani più convinti non capirebbero, soprattutto ora che si preannuncia per domenica una festa struggente per l’addio. Si pensava al calcio, mentre forse sarà «solo» alla Roma. A meno che l’arrivo di Di Francesco sulla panchina non aiuti a traghettare Totti sull’altra sponda del calcio nel modo meno doloroso possibile. In fondo, è l’augurio migliore che si possa fargli.