Il mondo – del calcio si intende – è diviso: chi legittima la scelta di Spalletti (pochi) e chi non digerisce l’ennesimo sgarbo a Totti lasciato in panchina nel suo ultimo viaggio a San Siro. Inutile sorprendersi: non può essere una bella vittoria contro un Milan allo sbando a evitare il caos, a cancellare 25 anni di storia. Nella minoranza però c’è una voce decisamente autorevole, quella del presidente Pallotta. «È stato bello vedere i tifosi del Milan applaudire la sua mostruosa classe, ma l’allenatore deve pensare prima alla squadra e ha fatto il cambio giusto perché stiamo lottando per la Champions. E se avesse messo Totti gli ultimi minuti qualcuno avrebbe detto che non sarebbe stato rispettoso», ha detto ieri al Messaggero. Parole dure, come gli è già capitato nei confronti del capitano («Non sempre le gambe seguono la testa») o nei confronti della tifoseria e dell’ambiente. «Se dovesse lasciare la Roma non potrei biasimare Spalletti perché i media scrivono sciocchezze ogni settimana», ha aggiunto Pallotta. Difficile però cambiare un virgolettato, come quello di ieri dello stesso Spalletti che ha criticato la società per la gestione di Totti. Anche qui, Pallotta attacca: «Aspettate la fine della stagione, avrò molto da dire e vi racconterò tutta la storia».
Chissà che la storia non voglia raccontarla anche Francesco. Il capitano più amato della storia del calcio italiano (probabilmente il più forte) ha incassato l’ennesimo colpo dopo aver ingoiato amaro domenica. Una presa di posizione netta quella di Pallotta che potrebbe allontanarlo da Roma nonostante le promesse di Monchi e un contratto di 6 anni da dirigente già firmato. Totti è spaccato a metà: il cuore gli dice di non rinunciare alla sua Trigoria, alla sua vita. La testa gli dice di andare via come fece Maldini, magari di prendersi un anno sabbatico o accettare le tante offerte che gli stanno piovendo: la Figc, la Fifa e anche qualche club estero. Troppo rischioso restare e fare da parafulmine per eventuali nuovi fallimenti del club. Per ora resterà in silenzio, almeno fino al 28 maggio quando contro il Genoa (Spalletti permettendo) giocherà la sua ultima partita con la maglia della Roma. Per l’occasione è stato già preso d’assalto il centralino di Trigoria. I tifosi di tutto il mondo vogliono applaudirlo per l’ultima volta. Ops, vorrebbero.