Sul mercato: «Oggi costerei 200 milioni». Sul sogno: «Dipendesse da me spenderei qualsiasi cifra per comprare i campioni, quelli che ti fanno vincere». Su Spalletti: «Non c’è stato e mai ci sarà un confronto». Francesco Totti parla a «I signori del calcio», su Sky, sincero come sempre. L’anticipazione dell’intervista del Totti dirigente è a 360 gradi. L’addio al calcio e il (non) rapporto con Luciano Spalletti: «Non c’è mai stato un confronto e mai ci sarà. Avrei preferito chiudere in altro modo. Fossi stato in lui avrei gestito il calciatore, e soprattutto la persona, in maniera diversa: gli avrei parlato».
Il nuovo ruolo: «Ho fatto questo passaggio da calciatore a dirigente della Roma con lo spirito giusto: con l’armonia, con l’intelligenza di una persona grande. Sono cresciuto nel campo e nel campo morirò». Il ruolo senza portafoglio: «Se dipendesse da me spenderei qualsiasi cifra per comprare i giocatori più forti, anche perché per vincere servono i top player. Questo l’ho sempre detto e lo dirò sempre. Però non sono io a gestire i soldi: il presidente metterà un budget e dovrà essere bravo a costruire una squadra. In questo mercato pazzo costerei 200 milioni».
L’appartenenza: ««Non penso che esista un altro Totti e che possa rimanere a lungo nella Roma. Io ho fatto una scelta ben precisa: precludermi la possibilità di vincere tanto per rimanere con un’unica maglia, che per me è stata la cosa più importante. Alla fine ho avuto tutto: amore e passione, per me, sono stati più importanti che vincere trofei altrove. Per la Roma ho dato il 101%, perché l’ho messa davanti a tutto, a me stesso, alle cose personali, alla vita privata. Oggi conta il business: è difficile che un giovane della Roma, crescendo, rimanga qui e possa fare le stesse cose che abbiamo fatto io o Daniele De Rossi».