Prima con addosso i jeans strappati e alla moda che lo facevano sembrare più giovane, poi con un elegante completo blu e la moglie Ilary Blasi al suo fianco. Francesco Totti è entrato nella famiglia di Laureus ricevendo dalle mani di Luis Figo la maglia che da ieri ne fa un ambasciatore della fondazione benefica. Poi, nel corso della serata di gala, ha ritirato dalle mani dell’amico Del Piero («Lui è il Re di Roma» ha detto Alex) un premio per i suoi 25 anni in giallorosso. E’ sbarcato nel Principato in mattinata, con un volo privato, e ha parlato di (quasi) tutto: dalla Roma in crisi a Dzeko che non segna più, da Di Francesco che va aiutato all’ambiente della Capitale, dal Napoli per il quale tifa nella corsa scudetto a Buffon. Si è tirato indietro solo quando il discorso si è spostato su Spalletti al quale in compenso ha augurato di vincere il derby. Un gesto distensivo o… una gufata? Il sorriso con il quale ha accompagnato la mancata risposta fa propendere per la seconda ipotesi.
Totti, si aspettava che la Roma a questo punto della stagione potesse essere così in crisi?
«Speravo che queste difficoltà non ci fossero, ma purtroppo durante l’arco di una stagione gli alti e bassi ci possono sempre essere. Alla Roma questi problemi escono all’improvviso, quando meno te lo aspetti ma sono certo che ci risolleveremo e faremo un grande finale di stagione».
Qual è la ricetta per uscire da questo momento no? “La medicina è una sola: bisogna rimanere coesi e andare avanti con un unico obiettivo, quello di arrivare il più lontano possibile in Champions e in campionato. Io posso dire ciò che voglio, ma in campo scendono i giocatori e tocca a loro essere uniti e convinti di essere forti. Il nostro è un gruppo che ha 13-14 nazionali e per questo penso che sia la squadra a dover capire che mentalmente deve fare molto meglio rispetto a ora. Le voci che provengono dall’esterno non aiutano, ma non ci devono interessare perché società, staff tecnico e giocatori devono essere più che mai uniti”.
Peccato che l’umore della tifoseria non aiuti… “Roma è una piazza difficilissima, ambiziosa e molto particolare. Qui si pretende il massimo da tutti i calciatori e proprio per questo adesso sta a loro tirare fuori quello che hanno dentro e fare le cose in modo semplice. Solo così è possibile risollevare la squadra e ribaltare le situazioni più complicate”.
Uno dei problemi principali è quello legato al gol. Perché questa Roma fatica così? “Il gol arriverà perché abbiamo giocatori che hanno le capacità di fare tantissime reti”.
Quale consiglio dà a Dzeko che non segna più? “Gli si può dire tutto, ma alla fine è un giocatore che lo scorso anno ha fatto 40 gol e quest’annno è a 14-15… Per le occasioni create potrebbe segnare molte più reti, ma questo è il calcio: un attaccante può anche sbagliare ed ora capita a lui. Vedrete che saprà riprendersi la scena”.
De Rossi, Dzeko, Manolas, Nainggolan, Perotti, Florenzi: i più esperti sembrano quelli più in difficoltà. Perché? “Sono giocatori di altissima caratura e ne usciranno a testa alta. Un momento di crisi in una stagione può starci. Schick? E’ un giovane promettente che farà sicuramente bene. Sarà il futuro della Roma”.
Nainggolan ha detto che vuole restare a vita. Contento? “E’ bello che Radja abbia questo obiettivo e che consideri la Roma non un trampolino di lancio, ma un punto d’arrivo e una società dove vincere qualcosa di importante”.
Di Francesco è nel mirino della critica e qualcuno rimpiange Spalletti. Lei cosa replica? “Io dell’allenatore che c’era prima non parlo più. Basta: è un capitolo chiuso e non ci voglio più entrare. Ora pensiamo a Eusebio che cercherà di fare grande la Roma. Monchi è andato a Boston a parlare con il presidente Pallotta di altre cose, non di Di Francesco al quale siamo tutti vicini: la società crede fortemente in lui e lo sosterremo fino alla fine perché un punto fermo del nostro progetto. Poi è normale che quando si perde e le cose non vanno bene ci sia meno tranquillità in tutti”.
E’ preoccupato per la piega che ha preso la stagione? “No perché credo nell’allenatore e nelle sue capacità di risollevare il gruppo, ma anche perché prima del piccolo passo falso contro lo Shakhtar e del ko con il Milan venivamo da tre vittorie consecutive in campionato. La situazione non è così critica, ma cercheremo comunque di cambiare rotta e di dimenticare il ko di domenica”.
A proposito di Champions, nonostante il brutto secondo tempo a Charkiv crede nella rimonta contro gli ucraini? “All’andata un po’ tutti siamo rimasti sorpresi da come la Roma ha giocato nella ripresa perché la prima frazione era stata ottima e non ci aspettavamo un simile calo. Il 2-1 comunque è un risultato che ci lascia tutte le carte in regola per ribaltare il risultato. Dobbiamo vincere in casa contro una squadra forte, ma io ci credo”.
In chiave Champions teme più l’Inter o la Lazio? “In corsa ci sono tre squadre che si giocheranno le loro chances fino alla fine. Noi dobbiamo evitare altri passi falsi ed essere più continui nei risultati rispetto all’ultimo periodo”.
Non crede che il Milan possa ambire a un posto in Champions? “Può rientrare, ma quando hai tre squadre davanti di così tanti punti è difficile che due contemporaneamente commettano un tale numero di passi falsi da permetterti di superarle”.
Preferisce che lo scudetto vada al Napoli o alla Juventus? “Al Napoli. Sarebbe più carino che lo vincessero gli azzurri perché altrimenti la Juve diventa… monotona. Ogni 20 anni c’è qualcuno di diverso (dai bianconeri, dal Milan e dall’Inter, ndi) che vince, a noi per esempio è toccato nel 2000-01…”.
Chi vincerà il derby di Milano? “Sinceramente spero l’Inter”.
Allora tifa per Spalletti… “L’Inter è più forte del Milan”.
Giusto che Di Biagio abbia convocato ancora Buffon? “Il problema è che in Italia quando hai 37-38 anni non servi più. Se sta bene e fa due parate delle sue, ritorna Buffon, se invece sbaglia una palla dicono che non può giocare. Da noi è la carta d’identità quella che conta”.
Dia un consiglio a Gigi: deve continuare o smettere? “La decisione spetta solo a lui: se sta bene fisicamente e vuole continuare, vada avanti”.
Chi vincerà il Mondiale? “Senza l’Italia io tifo per il Brasile”.