E’ una rimonta complessa, persino contro la tradizione di una società che solo in due occasioni ha saputo ribaltare uno 0-2. Eppure per certi versi la rincorsa verso un’irresistibile felicità è quasi obbligata. La Roma affida a questo derby il compito di promuovere se stessa dopo una stagione di alti e bassi, tra picchi di rendimento e cadute improvvise. Non basterebbe, in caso di flop, la qualificazione alla Champions League per indorare la pillola ai tifosi. Ecco cinque motivi particolari per raggiungere la finale di Coppa Italia.
LA RIVINCITA DEL 26 MAGGIO – Nessuno può dimenticare la festa dei laziali, che nel 2013 sventolarono proprio la Coppa Italia all’Olimpico dopo un derby vinto. «Quella partita mi ha costretto ad andare tre volte in ospedale» ha raccontato pochi giorni fa Walter Sabatini, che proprio in seguito al famoso 26 maggio decise di cambiare completamente strategie di mercato per costruire una squadra capace di risvegliarsi subito. Un’altra sconfitta, o comunque un’eliminazione in questa semifinale cominciata molto male, sarebbe durissima da assorbire in ambito cittadino. Viceversa una vittoria con tre gol di scarto cancellerebbe definitivamente quella giornata infausta, continuando il percorso degli ultimi quattro anni nei quali la Roma ha battuto la Lazio cinque volte su otto, perdendo solo il derby d’andata.
IL PRIMO FREGIO DI PALLOTTA – Insediatasi il 18 agosto 2011, la cordata statunitense che ha comprato la Roma non ha ancora vinto un titolo (se non a livello giovanile). Il presidente James Pallotta, uscito allo scoperto nel 2012 come leader del gruppo bostoniano, aspetta di festeggiare finalmente qualcosa ed è pronto a tornare all’Olimpico se ci sarà una finale da giocare. Spalletti proverà ad invitarlo al banchetto per evitare un’altra stagione di rimpianti.
IL REGALO ALLA CURVA SUD – Stasera la Roma ritroverà dopo 19 mesi il suo pubblico, al gran completo. In un derby non succedeva da oltre due anni, dal 2-2 certificato dalla doppietta di Totti con tanto di selfie celebrativo sotto la Curva Sud piena. Ecco, l’apporto sonoro e scenografico dei gruppi organizzati può essere fondamentaLe per spingere la squadra ad andare oltre i propri limiti. Ma in questo caso dev’essere soprattutto la Roma a sdebitarsi con i romanisti, dopo la delusione del commiato all’Europa davanti ai 45.000 della partita contro il Lione. Il regalo alla Curva Sud, esaurita come ai tempi d’oro, è una ragione in più per tentare l’impresa.
L’ULTIMA DI TOTTI – Francesco Totti non ha ancora annunciato la sua decisione definitiva, se smettere oppure continuare, quindi è meglio non sbilanciarsi su un dirupo di passioni. Di certo però questa potrebbe essere l’ultima occasione, dal suo punto di vista, per vivere una finale da calciatore. Per lui sarebbe la numero 15 in carriera: ne ha fatte 12 con la Roma vincendone 4 (2 di Coppa Italia, 2 di Supercoppa italiana) e 3 con le Nazionali vincendo un Mondiale e un Europeo Under 21. Anche se a tempo ridotto, anche se partendo dalla panchina, Totti chiede di essere presente all’ultimo atto della stagione, nello stadio che lo ha accompagnato in 24 anni di partite.
I DUBBI DI SPALLETTI – Ieri in conferenza stampa Spalletti ha svelato che parlerà del suo futuro dopo il derby. Secondo molti la separazione dalla Roma, e quindi il mancato rinnovo del contratto in scadenza, è ormai decisa. Ma l’allenatore, almeno in pubblico, ha garantito che andrà via se non riuscirà a vincere, tenendosi sempre aperta una porta. Non si può non prenderne atto. Il concetto è stato lasciato volutamente ambiguo, dal momento che per la società anche un secondo posto potrebbe essere considerato soddisfacente, se non altro come mezzo per tutelare la continuità aziendale sotto l’aspetto finanziario. E infatti Dzeko, giusto sabato scorso, ha lasciato intendere che dietro al probabile addio si celino altri significati. Ma è chiaro che un’eventuale qualificazione potrebbe fornire a Spalletti una ragione per continuare la carriera alla Roma e per recedere dai propri propositi. Si tratta di una di quelle partite nelle quali i calciatori possono orientare il destino del loro allenatore. Del resto nei derby romani è stato spesso così: Lotito l’anno scorso ha cacciato Pioli e ha assunto Inzaghi proprio dopo essere stato travolto dalla Roma di Spalletti.