Una «catastrofe» chiamata Tor di Valle, che si potrebbe evitare solo stravolgendo la mobilità cittadina, da qui a 10 anni. Inutili tutte le opere pubbliche presentate nel progetto approvato dai grillini: «Non sufficiente il massiccio rafforzamento dell’offerta di trasporti pubblici», «non sufficiente il nuovo asse viario derivante dall’unione della Via del Mare e della via Ostiense», «non sufficiente il ponte dei Congressi», peraltro pagato dallo Stato. Tutto il quadrante Sud di Roma eviterebbe di finire nella morsa dell’imbottigliamento perpetuo solo se cambiassero le «abitudini» dei romani, in tutta la città, se insomma si riuscisse a «contenere la mobilità privata», cioè l’uso delle automobili. Con tempi lunghi: fino a «10 anni» e di sicuro «in meno di tre anni si ipotizza che non sia possibile mettere in funzione lo stadio, tempi che si allungano se si vuole evitare un aggravio del traffico». Così scrive il Politecnico di Torino, nel parere finale che ricalca, in larghissima parte, la bozza che terremotò il Campidoglio a inizio dicembre.
Restano tutti i passaggi più pesanti, tutte le stroncature. Ne emerge, scrivono gli esperti, «un quadro preoccupante che vede, in assenza di altre azioni, negli scenari futuri un possibile blocco pressoché totale della rete principale». E perfino possibili rischi per «la salute dei cittadini». Un impatto «catastrofico» – altra parola chiave della bozza confermata – su una grande porzione della Capitale, perfino ammettendo che «il 50%» dei tifosi raggiunga gli spalti coi mezzi pubblici, scenario «oltremodo ottimistico». «Già dalla fase dei cantieri» la viabilità sarebbe preda «di un’estrema congestione». Non solo nei giorni delle partite, ma anche in quelli feriali, per via «degli utenti di ritorno dal lavoro o dal centro direzionale e commerciale», il mega-complesso di negozi, uffici e alberghi che nascerebbe accanto allo stadio, il vero core-business dell’operazione.
«É sufficiente che un singolo anello della catena venga meno per generare un ulteriore aggravio di questa situazione già compromessa», scrivono i professori piemontesi. Anche perché le opere pubbliche sarebbero sostanzialmente inutili, tali da non apportare alcun «beneficio».
Per il Grande Raccordo Anulare, attraversato ogni giorno da 160mila mezzi, si rischia un «peggioramento netto», dal momento che l’anello va in «saturazione» già con 6.300 veicoli l’ora, mentre si arriverebbe all’incredibile quota di «8.000-8.500 veicoli». Praticamente il «blocco totale del traffico», un carico «impensabile». E questo – è importante sottolinearlo – già prevedendo che «il 50%» degli spettatori lasci la macchina a casa.
«STUDI MOLTO OTTIMISTICI» – Cinque grandi strade dell’Urbe andrebbero kappaò: oltre al Gra, l’autostrada Roma-Fiumicino («forte congestione»), la Colombo, la Laurentina, viale Marconi. «La rete primaria non è in grado di smaltire i flussi veicolari», si legge, «se non a scapito di gravi disagi collettivi: abbondanti, capillari e distribuiti». Anche gli spazi per parcheggiare migliaia di auto sarebbero «modesti», inadeguati.
«Oltremodo ottimistici» studi e simulazioni di traffico presentati dai privati. Orari sballati, quantità di auto sottostimate, numeri al ribasso per rendere il contesto meno intasato.
Il potenziamento delle ferrovie risulta «tecnicamente fattibile», anche se «difficile». Per evitare gli ingorghi, toccherebbe portare una delle peggiori tratte d’Italia, la Roma-Lido, a «un elevatissimo livello qualitativo». Scenario che solleva «forti dubbi» da parte dei docenti, anche se la Regione, scrive il Politecnico, «ha destinato 180 milioni al radicale riammodernamento» e la portata degli interventi «appare adeguata». Ma «una lieve perturbazione potrebbe seriamente compromettere l’efficienza dell’intera linea».
«PRENDETE LA BICI» – Per evitare il collasso della zona, bisognerebbe cambiare tutto. Puntare su un’«offerta pluri-modale, con biciclette, tpl, trasporti intelligenti». Progetti contenuti nel Piano di Mobilità Urbana Sostenibile presentato dal Campidoglio M5S, che però ha un orizzonte temporale molto ampio, «5/10 anni», si legge nel parere. «Ogni attività legata agli interventi attesi», insomma allo stadio e al mega centro di negozi e uffici, «deve necessariamente vedere prima effettivamente realizzate le diverse proposte contenute nel Pums», è la prescrizione. Insomma prima le opere, poi lo stadio. Difficile. Senza calcolare «lo straordinario impegno economico prospettato», miliardi e miliardi di euro per ora solo domandati da Raggi, richieste che devono ancora «essere soddisfatte dal Ministero dei Trasporti». Con tempi tutt’altro che immediati, anzi.