Se persino un allenatore come Luciano Spalletti, considerato un totem e di certo il tecnico più amato dai romanisti negli ultimi 20 anni, è messo pesantemente in discussione nonostante la Roma sia seconda in classifica, significa che i tifosi non ce la fanno più. Lo scudetto che manca dal 2001, coppe europee neanche a parlarne, la Coppa Italia che non si vince dal 2008, l’unica finale persa nel 2013 contro la Lazio: i romanisti sono «esausti, esauriti, stufi» tanto per citare solo alcuni dei termini – riferibili – sentiti ieri nelle radio. Gente comune, che va allo stadio «tutte le domeniche nonostante tutto» e gente che invece non va più «da tempo perché questo non è il mio calcio», tutti concordi nel dire basta. E, come loro, anche chi è sceso in campo in passato facendo grande la Roma: da Marco Delvecchio a Roberto Pruzzo fino – soprattutto – a Giuseppe Giannini, senza contare lo sfogo di Sebino Nela di qualche tempo fa, chi ha la Roma nel cuore, o quantomeno ci ha giocato, non ha problemi a denunciare che così le cose non vanno.
TUTTI COLPEVOLI – Da Pallotta a Spalletti, passando per i manager e i giocatori, non si salva nessuno. Persino De Rossi e Totti sembrano meno intoccabili del solito: in tanti li difendono («Daniele ha fatto l’unica cosa romanista di questo derby») e l’ondata d’amore per il capitano, all’ultimo mese della carriera, non manca mai, ma c’è anche chi dice: «È ora di pensare meno agli affari vostri». Non si salva Dzeko, quello che «nelle partite decisive sparisce dal campo», né Fazio, ma non si salva in particolare Bruno Peres, soprannominato Bruno Piris, in riferimento all’ex terzino giallorosso che non ha lasciato una traccia indelebile.
SILENZIO – Mentre il presidente, dagli Usa, continua a tacere, si fa notare come l’unico dirigente a parlare dopo il derby sia stato Massara, l’ormai ex direttore sportivo, e si fa notare anche come «certi giocatori non hanno avuto problemi a mettere le foto del loro relax durante il giorno di riposo, senza dire una parola sulla Lazio». Il dibattito, però, è aperto, perché nell’enorme tribunale calcistico che è diventata Roma negli ultimi due giorni c’è anche chi apprezza questo silenzio: «Meno social, più corsa», uno dei tanti messaggi che si legge su Facebook e Twitter.
GLI EX – A parlare, opinionisti nelle varie radio, sono stati – eccome – gli ex giocatori. Se Angelo Di Livio, a Trs, dice che «è ora che la Roma inizi ad essere più cattiva e concreta, se Dzeko avesse segnato sarebbe stata un’altra storia», Roberto Pruzzo a Radio Radio sottolinea come «sia ora che i giocatori tornino con i piedi per terra, anche perché Spalletti è ai titoli di coda». A Rete Sport Delvecchio ammette: «La mia Roma perse 4 derby di fila, ma mai scendendo in campo così rassegnata», mentre a Centro Suono le parole di Giannini rimbalzano senza sosta per tutta la giornata: «La Roma ha offerto uno spettacolo ignobile. Io mi sono rotto le scatole (eufemismo, ndr) di assistere a partite così, a figure così vergognose. I fenomeni – dice riferendosi a Spalletti – non esistono. Conte forse lo è, perché vince ovunque, lui è solo un buon allenatore, nulla di più». Parole di fuoco, che hanno alimentato, ancora, un processo senza sosta che durerà, almeno, fino a domenica prossima. Basterebbe una vittoria a Milano per chiuderlo?