Una mossa all’improvviso. Che cambia lo scenario in casa juventina e, a cascata, potrebbe interrompere in partenza il domino delle grandi panchine italiane annunciato per la prossima estate. Il protagonista è Massimiliano Allegri, che, stando ai racconti provenienti da Torino, ha rotto gli indugi e si è presentato in sede con una richiesta precisa: il tecnico è pronto a rinnovare il suo contratto in scadenza nel 2018 con la Juventus, ma pretende un accordo di durata quadriennale, con stipendio più ricco rispetto ai 5 milioni netti attuali (bonus compresi). E, soprattutto, Max vuole recuperare pieni poteri nella gestione della squadra. Tradotto: mai più casi alla Bonucci, d’ora in poi decido io senza intromissioni e col pieno appoggio della società.
L’ultimatum di Allegri ha una scadenza: entro fine marzo vorrebbe ottenere una risposta, a prescindere quindi dai risultati che otterrà quest’anno. È un momento cruciale nella carriera del livornese, tentato da un’esperienza all’estero: il suo nome fa parte di una «short-list» di candidati alla successione di Wenger all’Arsenal, che comprende anche Thierry Henry, ex stella dei Gunners passata fugacemente per Torino. Incroci del destino. Incassata la proposta di Allegri, la Juve ci pensa, si guarda intorno e intanto lancia messaggi da interpretare. «Il futuro del nostro allenatore – ha detto due giorni fa l’Ad bianconero Marotta – è sempre vicino alla Juve. Noi siamo contenti di lui e viceversa, quindi il problema non si pone. Se resteremo insieme al 100%? Penso proprio di sì, in questo momento non ci sono motivi ostativi».
Sembrerebbe il preludio al rinnovo, ma aggiungendo «in questo momento», il dirigente juventino lascia aperta una via ad altre soluzioni. Deciderà ovviamente Agnelli, che in questi mesi ha ragionato parecchio sulla futura guida tecnica. La Juve si trova a un bivio: rilanciare su Allegri e ripararlo da possibili tempeste (la lite con Bonucci è solo la punta di un iceberg di rapporti non facili all’interno di uno spogliatoio pieno di personalità), oppure individuare un successore all’altezza. I papabili non mancano e a loro volta attendono che si delinei lo scenario in casa bianconera.
Tra i tecnici più apprezzati ci sono ovviamente Sarri e Spalletti, ma per motivi diversi non è facile pronosticare un loro approdo alla Juve. Il Napoli è pronto a far muro totale dopo la cessione obbligata di Higuain ai rivali e stavolta De Laurentiis, al di là dei rapporti non proprio idilliaci col suo allenatore, può sentirsi a riparo da sorprese grazie al contratto fino al 2020 firmato da Sarri, anche se pure in questo caso ci sarebbero una serie di clausole attivabili.
La Roma, invece, ha deciso di aspettare Spalletti (58 anni compiuti ieri), la primissima scelta per impostare il futuro. Ma il toscano ha solo 4 mesi di contratto e continua a prendere tempo, consapevole che nel frattempo potrebbe arrivare più di una proposta al suo capezzale. Non solo la Juventus, c’è anche l’Inter sulle tracce di Luciano: Pioli è stato messo sotto esame e il prossimo anno è possibile l’ennesimo ribaltone sul timone nerazzurro. A questo punto potrebbe essere Pallotta a forzare la mano. La prossima settimana il presidente americano tornerà nella Capitale e di sicuro avrà modo di parlare, tra un incontro e l’altro, con Spalletti.
In attesa di definire la questione allenatore, la società giallorossa si appresta ad accogliere un nuovo direttore sportivo: la scelta da tempo è ricaduta sullo spagnolo Monchi, che intanto ha detto addio al Siviglia. «È stato chiaro – ha rivelato il dt degli andalusi, Oscar Farias – andrà via. Ci saluterà una delle persone più importanti del club, ma Monchi ci lascia in eredità le strutture sportive che continueranno a funzionare». Da luglio, salvo inserimenti di altre società, porterà i suoi metodi a Trigoria, probabilmente collaborando con Massara, pronto ad affiancarlo. Chissà se Monchi troverà ancora Spalletti a Roma.