D’accordo. Adesso però svegliateci. Già una notte da incubo è poco piacevole. Un mese è francamente troppo, perfino per chi è corazzato. Da una luna piena all’altra, in agguato c’è qualcosa di infinitamente più spaventoso di qualche lupo mannaro. C’è una Lupa senza i suoi gemelli. Uno già mandato via, l’altro in procinto di andarsene. Un emblema monco, un non senso, una realtà surreale. Un incubo, appunto.
Cominciato il 14 maggio con quel freddo tweet che ha emesso la nota più stonata di sempre. Proseguito nel disorientamento generale. Avviato alla conclusione più sconcertante, in un’altra data che rischia di vedere svilita la sua carica simbolica. Il 17 giugno da diciotto anni è sinonimo di scudetto, da questo sconcertante 2019 potrebbe voler dire fine di un’era. Il condizionale è ormai relegato a poco più di una flebile speranza, la seconda onda anomala in poco più di trenta giorni che sta per travolgere i romanisti e stravolgere la Roma appare inevitabile.
Ma quella di De Rossi è stata improvvisa come un pugno allo stomaco incassato senza preavviso, questa di Totti è annunciata. C’è (ci sarebbe stato) tutto il tempo per intervenire, in ogni modo possibile e immaginabile. Anche inimmaginabile, almeno al momento. Disponibilità ad accogliere ogni possibile ragione e richiesta, eventuali passi indietro – di tutti ma non di Totti – maggiore spazio, libertà di manovra. (…)
FONTE: Il Romanista – F. Pastore