Nei giorni del Festival di Venezia, se cercate un regista di (fascia) sinistra, esperto e concreto, fatevi un giro dalle parti di Trigoria. Aleksandar Kolarov, serbo, anni 32 meno un pezzetto, ottimi film girati dall’altra parte della città e in Inghilterra: è lui il vero creatore di gioco di Di Francesco. Né De Rossi, né Gonalons, che fin qui non s’è visto e proverà a farsi notare sabato a Genova. La fonte d’ispirazione è messa lì sulla fascia, solo apparentemente in disparte, con un piede abile e arruolabile per lanciare, tirare in porta, crossare, in definitiva toccare palloni. Meglio: toccare più palloni di qualsiasi altro giocatore. Se sia un limite della Roma attuale, ancora non perfettamente sintonizzata sulle idee del suo allenatore, o una precisa scelta di Di Francesco in base agli uomini a disposizione, lo si capirà molto presto. Di certo c’è un dato che salta agli occhi: 185 sono i palloni giocati da Kolarov in due partite, praticamente uno al minuto, un abisso in più rispetto ai compagni. Per intendersi: il secondo giallorosso ad aver toccato più palloni è Strootman con 122, un terzo in meno del serbo.
ALTRO GOL – La Roma che fatica a iniziare l’azione dalla difesa almeno in zona centrale, un rimedio doveva pur trovarlo. Un regista in fascia, in fondo non una novità assoluta neppure da queste parti. Kolarov sta a Di Francesco più o meno come Maicon stava al primo Rudi Garcia. Quella Roma pendeva a destra, questa coscientemente comincia il gioco sempre dalla parte opposta. E molto spesso dalla parte opposta lo conclude pure, se è vero che Kolarov (al pari di Dzeko) è il giocatore della Roma ad aver tirato di più verso la porta avversaria, due volte, un gol e un palo, dentro una squadra che è ultima in Serie A per numero di conclusioni. Precisione e cifre mai banali, per un giocatore che – giusto per mantenere il ritmo – sabato ha segnato in nazionale alla Moldavia e ieri con un sinistro da urlo s’è ripetuto in Irlanda, firmando il gol vittoria.
Il meno caro Di Francesco avrà apprezzato. E magari apprezzerà anche oggi, quando lo vedrà rientrare a Trigoria dopo il match di ieri sera. Perché la Roma non ne ha un altro così. Di più: non ha proprio altri terzini sinistri di ruolo, considerata l’assenza perdurante per infortunio di Emerson Palmieri. Il resto è adattamento, Juan Jesus o giù di lì, magari capiterà anche quello. Ma l’attualità dice altro: l’acquisto meno monchista di tutti – Kolarov – è anche il giocatore che per rendimento e peso specifico ha fin qui convinto di più. Il bilancio è chiaramente più che parziale, ma chissà che uno speciale ringraziamento in questo senso a Trigoria non debbano spenderlo per il Torino, che ha fatto muro di fronte alle richieste giallorosse per Barreca, il primo nome indicato per la fascia sinistra da Di Francesco. Monchi allora s’è fatto un giro a Manchester e ha colto al volo l’opzione Kolarov: con Gonalons è l’acquisto meno costoso della campagna acquisti. Cinque milioni al City di Guardiola e tanti saluti a chi metteva il musino, fischiava e piazzava scritte in giro per la città per il passato biancoceleste del serbo, il regista diverso.