Era nell’aria. Magari non così, ma i presagi erano stati tutti nefasti. E per questo sono tutti colpevoli, nessuno escluso. Perché i segnali c’erano stati, pure troppi. Il problema intestinale di Manolas a poche ore dal fischio iniziale era stato soltanto l’ultimo, l’unico difensore degno di questo nome di un quartetto che negli altri tre è tutto un quiz. E non è un caso che il gol iniziale di Caicedo e il rigore del raddoppio, siano arrivati proprio dalla parte solitamente presidiata dal greco, ieri sera invece da un Fazio imbarazzante che si è fatto uccellare su una rimessa laterale guardando la tribuna invece del pallone e, poi, ha permesso a Correa di girargli intorno, lui con una corsa da maratoneta al cospetto di uno scattista, il tutto proprio nel momento migliore della Roma che almeno in un paio di occasioni era andata vicinissima al pareggio.
Era nell’aria perché un po’ lo indicavano i numeri, con la Roma che veniva da una lunga e felice striscia di derby positivi, ultimo quello del girone d’andata, ma anche da una striscia in campionato di otto partite che avevano garantito venti punti, sei vittorie e due pareggi, numeri importanti per carità, ma che non avevano nascosto le problematiche di una squadra difficile da mettere insieme. Era nell’aria ancora di più nei primissimi minuti della partita, con una squadra che giocava e i nostri che guardavano. Puntuale come la scadenza di una rata del mutuo, è arrivato il gol dello svantaggio, ennesima volta in questa stagione, e sappiamo purtroppo bene come se questa Roma va sotto, poi recuperare è un problema quasi insolubile (Frosinone non può fare testo). (…)
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