La coppia ha avuto il suo quarto d’ora di celebrità il 15 luglio 2018, più o meno tra le 18.10 e le 18.25. Steven Nzonzi è entrato dopo 10 minuti del secondo tempo di Francia-Croazia, finale mondiale. Blaise Matuidi è uscito al minuto 28.
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Sette mesi dopo, sembra un ritrovo. Matuidi e Nzonzi si rivedranno a metà campo. L’unica differenza è che avranno maglie diverse: avversari in Juve-Roma. Il duello non è il più elegante del mondo, ma che importa? Matuidi e Nzonzi fanno la differenza con il fisico, con la corsa, con la capacità di dare sempre una mano a un compagno.
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Blaise ha fatto in fretta a capire l’Italia e a diventare un uomo di Allegri. Questa stagione è un buon esempio. Matuidi è arrivato, assieme a Mandzukic, come reduce dalla finale mondiale: Allegri voleva andarci piano, inserirli con calma, ma presto ha capito di non voler fare a meno di loro. Matuidi ha già giocato 13 partite da titolare in campionato su 16, quattro su sei in Champions. Quando la Juve ha perso in casa con il Manchester United, è entrato (male) nel secondo tempo. Quando la Juve ha perso in Svizzera con lo Young Boys, è rimasto in panchina. Forse non è un caso. (…)
Nzonzi ha un anno di meno.
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Quella dello Stadium è una sfida che lo vedrà ancora come uno degli intoccabili della Roma, nel senso che negli ultimi tre mesi il gigante francese non ha mai staccato, neanche un attimo: sedici partite e sedici presenze, tutte per intero (tranne quella casalinga con il Real Madrid, dove è uscito dopo una ventina di minuti della ripresa). Nella Roma nessuno ha giocato così tanto come lui e se c’è un paradosso, è che Nzonzi era arrivato alla Roma per essere l’alternativa a Daniele De Rossi.
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Già, infatti Nzonzi contro la Juventus tornerà a giocare davanti alla difesa, come uno dei due mediani che dovranno garantire recupero dei palloni e copertura. Lì, in quel ruolo, Steven dà il meglio di sé
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