La piazza è di nuovo pulita. L’ultima spolverata ai vertici societari è stata decisa da Luciano Spalletti che giovedì, abbandonando per sempre Trigoria ha urlato al megafono un roboante «Forza Roma» a beneficio dei pochi tifosi accaldati all’uscita. In un anno, è cambiato quasi tutto. Un’altra volta. E molto sta ancora succedendo, se pensiamo al futuro dirigenziale di Totti ancora da scrivere e al probabile ritorno di Morgan De Sanctis con il vestito ad hoc di club manager.
TITOLO – Rispetto all’inizio della scorsa stagione la Roma ha un nuovo amministratore delegato, un nuovo direttore sportivo, un nuovo direttore commerciale. Presto avrà anche un altro allenatore, un altro responsabile medico e un altro team manager. E curiosamente cinque figure su sei hanno rinunciato volontariamente all’incarico, non sono state allontanate: l’a.d. Italo Zanzi, sostituito da Umberto Gandini, il d.s. Sabatini, che ha lasciato spazio al delfino Massara prima e al celebrato Monchi poi, il medico tedesco Riebenhof che ha preferito tornare al mondo da cui veniva, il ciclismo, e il team manager poliglotta Manolo Zubiria che potrebbe accompagnare Spalletti, il quinto e non ultimo “dimissionario”, nella nuova avventura all’Inter.
ABITUDINE – Non si può neppure chiamare novità, il cambiamento, per la Roma americana. Che in sei anni ha cambiato molte figure dirigenziali, a cominciare dal presidente (a proposito: notizie di Thomas DiBenedetto?) ma soprattutto è intervenuta con vigore nel settore marketing, da cui Pallotta non è ancora riuscito a cavare uno sponsor da mettere sulle maglie. Il nuovo manager chiamato a Trigoria, dopo l’esonero di Laurent Colette, è Luca Danovaro, 42 anni, milanese di origini genovesi ma nato a Fano, che entrerà in carica ufficialmente dal primo luglio.
INDISTRUTTIBILE – La continuità viceversa è rappresentata da Mauro Baldissoni, inizialmente consigliere di amministrazione e poi, dopo l’addio (parziale…) di Franco Baldini, nominato direttore generale. Per un breve periodo Baldissoni, grande accentratore di funzioni a Trigoria, è stato persino amministratore delegato, a testimonianza di un rapporto di fiducia che con Pallotta non è mai venuto meno.