Quando il gioco si fa duro, i veterani entrano in campo. Nell’andata del play off per il Mondiale con la Svezia, venerdì prossimo a Solna, è concreta la possibilità di vedere la Nazionale più vecchia dell’era Ventura, il ct del ringiovanimento: se il dosaggio delle energie per il ritorno di tre sere dopo a San Siro dovesse suggerire di risparmiare all’inizio Belotti reduce da lungo infortunio, si potrebbe infatti profilare una formazione con l’età media più alta (30,9 anni) nelle partite ufficiali. È comunque probabile la presenza di ben 7 azzurri su 11 (Buffon, Barzagli, Bonucci, Chiellini, De Rossi, Parolo, Candreva) sopra i 30 anni. Lo stesso ct avvalora l’ipotesi: «Conta l’esperienza». Il massimo pragmatismo immediato prevale sulla costruzione del futuro a lunga scadenza: «Qui non c’è da stupire, c’è da andare in Russia. In 72 ore ci giochiamo il Mondiale». Nell’aula magna di Coverciano – dove nel 1995 discusse la tesi “Il possesso palla nel 3-4-3” e dove tante volte nei suoi 15 mesi da ct si è appassionato alla tattica, ha caldeggiato gli stage per i giovani talenti e ha sdrammatizzato quel dramma semiserio chiamato calcio – Ventura accantona la passione per la tattica, gli stage e il gusto per la battuta. Incombe l’ordalia della sua quasi quarantennale carriera: quella che se la superi è tutto normale e se invece ti bruci sei un reietto, come nel 1958 Foni e i protagonisti dell’unica mancata qualificazione: «Non considero neanche l’idea. Andremo in Russia. Basta che l’Italia faccia l’Italia. Nei momenti decisivi c’è sempre, con tutto il Paese dietro: non dobbiamo deluderlo».
Il Meazza è già esaurito e mille italiani saranno a Stoccolma (1200 gli svedesi previsti a Milano). Approva in platea Tavecchio e non solo perché ha legato la sua gestione alla scelta di Conte prima e di Ventura adesso. Il presidente della Figc sparge ottimismo: «È dura, ma ce la faremo». Approva il dg Uva: «Tutti uniti: è la parola d’ordine». Approva il vicepresidente Ulivieri, approvano i 27 convocati, approvano i club, che nell’ultima giornata, complice l’assenza di scontri di alta classifica, hanno avuto un occhio di riguardo per la Nazionale: panchina per Buffon, Barzagli e De Rossi (oltre a Darmian riserva nello United), pochi minuti per Eder e Bernardeschi. Mai rinvio di partita, inoltre, fu più gradito di quello della Lazio, con annesso riposo per Immobile e Parolo. Le incognite sono lo scarso tempo di recupero tra andata e ritorno e le diffide di Immobile, Chiellini, Verratti e Parolo: a Milano non è escluso il turnover, con spazio per Jorginho: «Non è qui per strapparlo al Brasile, ma perché sta giocando bene. Nel modulo che stavamo usando non c’era il suo ruolo». Le nuove opzioni plausibili sembrano il 3-5-2, vincente all’Europeo di Conte con la Svezia, e il 3-4-1-2 di Ventura nella vittoria in Olanda, con Verratti trequartista. Ma la tattica, stavolta, non è la priorità e neppure l’eventuale ruolo di Insigne jolly dalla panchina: «C’è bisogno di tutti. Se sapessi che così vinciamo, metterei Donnarumma centravanti».