Non vi inventate niente. Il Porto alle porte, la cabala che incombe più della favola, la marcia del gioco che stenta a ingranare, la serie utile che più s’incammina verso il dilettevole più diventa improbabile. Nulla di tutto questo vale (se non per legittima scaramanzia). Non in questo caso. Oggi la via è una soltanto: quella che porta alla vittoria. Dammi tre punti, non chiedermi niente. Per portare a termine il compito, Di Francesco si affiderà all’anima capitolina della squadra, schierando probabilmente tutti e tre i romani presenti nella rosa.
Scelte che in occasioni simili non possono basarsi soltanto sull’aspetto tecnico-tattico, ma devono necessariamente avere un fondamento anche sul modo più consono a vivere la sfida. L’ambo vincente è quello che miscela personalità e cuore, senza eccessi che possano far sforare nel nervosismo e nell’eccessiva carica che poi tende a diventare controproducente. Allora in campo i giocatori più in forma, ma con un occhio e mezzo vigile nei confronti dei leader del gruppo.
L’asse centrale sarà quello titolare: Olsen in porta, Manolas a vegliare sul reparto arretrato, De Rossi in mezzo al campo e Dzeko a prendersi sulle spalle il peso offensivo. Ai fianchi del bosniaco agiranno due fra i più brillanti dell’ultimo periodo: El Shaarawy e Zaniolo (quest’ultimo all’esordio assoluto in un derby da professionista).
Nei due mesi consecutivi di risultati positivi in campionato hanno entrambi mostrato di essere imprescindibili, producendo assist e gol, senza per questo rinunciare a sacrificarsi anche in fase di copertura. L’unione delle due fasi – mai come in questa gara – appare condizione indispensabile per farsi scegliere dal tecnico. La sintesi l’ha fornita nella conferenza della vigilia: «Ci metteremo impegno e passione. Mi auguro che faremo una grande partita di testa e cuore». (…)
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