Il Napoli smentisce Spalletti e consegna alla Roma un match point per il secondo posto. Il calendario sulla carta più semplice nascondeva un tranello in cui gli azzurri sono caduti con tutte le scarpe e, preso atto del pari con il Sassuolo, i giallorossi stasera a Pescara hanno la possibilità di portarsi a +4, un margine ampio che ammetterebbe anche qualche errore nelle 5 giornate restanti e in particolare nel trittico da incubo Lazio-Milan-Juventus. Contro Zeman servono i tre punti della tranquillità, che non significano discorso chiuso e podio assegnato, proprio per le insidie in agenda, ma consentirebbero di dare una prima mandata alla porta principale della Champions. «Una squadra come la Roma – carica Spalletti – deve contare sulle proprie qualità, su quello che sarà il premio a fine campionato. L’obiettivo più importante durante la stagione è vedere che squadra sei diventato quando arrivi in fondo. Noi abbiamo la possibilità di finire bene, anche se vedendo il calendario il Napoli ha impegni più facili. Siamo forti, possiamo fare la nostra corsa e ottenere un risultato importante». Il massimo possibile senza trofei, l’ossessione incompiuta del tecnico toscano, che andrà via con un bagaglio più leggero di quanto sperasse. La domanda «resti o te ne vai?» posta dai tifosi su uno striscione a Trigoria non trova però risposta in conferenza stampa: «Con la società ho un contatto diretto, ho accettato di lavorare con quella che è la Roma e lo faccio con tutto l’entusiasmo possibile. C’è il risultato finale che determinerà molto, in queste partite può cambiare l’idea che ti sei fatto dell’altro e viceversa. Siamo tutti concentrati a tenere duro fino in fondo, è questo l’obiettivo. Non darla vinta a nessuno, a quelli che in alcuni momenti ci hanno detto che eravamo dei mediocri e non ce l’avremmo fatta. Noi terremo duro. Questa squadra ha fatto vedere una linearità nei risultati, dovendo superare anche difficoltà. Dobbiamo finire così, non dobbiamo assolutamente abbassare un centimetro per giocarci questa posizione importantissima. Poi ci si incontra e si traggono le conclusioni. C’è la possibilità di lavorare in maniera importante in futuro».
Per continuare a farlo insieme e bloccare il toto-allenatore che vede già impegnato il prossimo diesse Monchi, servirebbe un ripensamento dello stesso Spalletti e all’orizzonte non se ne vede traccia. La scritta «fine» la vuole però appiccicare sul posto d’onore per la Champions e la sfida con l’ultima della classe è l’occasione per fare un passo deciso verso l’obiettivo: «Ma ci sono molte insidie, prima di tutto perché non esiste una squadra che parte male e finisce malissimo. Il Pescara ha diversi ex, ultimamente Zeman mi sembra abbia modificato qualcosa nel modo di fare, è una squadra meno sbarazzina. Ha mantenuto il meglio cercando di apportare correzioni a quello che creava più difficoltà. La partita d’andata la ricordo bene, abbiamo fatto un’enorme fatica». Allora c’era Oddo in panchina, ora un agguerrito boemo: «Non ho rivincite da prendermi, io a Roma sono stato bene. È una partita come le altre, dopo quella con la Juventus da parte mia ci sono gli stessi stimoli». Ma Zeman-Juve non è mai banale e la Roma è avvisata.