“C’è tanto orgoglio ma anche tanta pressione, sta un po’ bruciando le tappe”.
Più stupito del Bernabeu o della convocazione in Nazionale? “Sono due cose di valore assoluto, ma essere stato chiamato da Mancini è speciale. Oggi è alla seconda in Serie A, c’è curiosità e tensione. È nato viola e purtroppo è finita come tutti sanno, adesso è inutile rivangare il passato. La Fiorentina ha un occhio di riguardo verso i talenti toscani, con lui come con Bernardeschi, gli va dato atto che hanno degli scout molto bravi. Nicolò è andato via nel momento di transizione tra Pradè e Corvino, altrimenti difficilmente sarebbe stato svincolato: fui io a chiedere il cartellino alla società e la Fiorentina gentilmente lo ha fatto andare rispettando il mio volere approfittando di questo. Sono stato fortunato, avesse sbagliato alla Virtus Entella oggi giocherebbe in Serie D. Non rientrava nei piani viola, lo volevano mandare in prestito nella Primavera di Carpi e Cesena, così ho scelto una società ambiziosa come l’Entella.
Un rimpianto? “Che nel 2017 la Fiorentina perse la finale scudetto contro l‘Inter, dove giocava Nicolò, e il tridente poteva essere Sottil-Gori-Zaniolo”.