Bisognerebbe chiamarlo presidente. Ma se lo fate, non vi risponderà. Perché basta Zibì. Boniek è un di più che quasi non serve. Quando lo incontri o ci fai una chiacchierata per telefono, ti dà invariabilmente la sensazione di un eterno ragazzo, capace di fare contemporaneamente quattro cose e progettarne altrettante. Da anni è presidente della federazione calcio di quella Polonia che venerdì sera si è presentata a Bologna frenando, perlomeno, le ambizioni di rinascita di un’Italia. La sua vita la divide tra la Polonia e Roma. (…).
Zibì, sei deluso per l’inizio di stagione della Roma? «Deluso mi pare troppo. Diciamo che si poteva fare meglio».
Che idea hai su questa nuova Roma. «Che è una squadra con grandi potenzialità, ma che ha bisogno di un po’ di tempo. E poi in Italia c’è un problema».
Veramente ce ne è più di uno, ma te a cosa ti riferisci? «Alla Juventus. Ha vinto gli ultimi sette campionati, vincerà pure l’ottavo».
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Ha ragione Totti, allora? «Certo che ha ragione Totti. Ma davvero c’è qualcuno che possa pensare di battere la Juventus di Ronaldo? E questa consapevolezza da parte un po’ di tutti, va a creare un altro problema».
Quale? «Che il campionato diventa una competizione strana. I nuovi regolamenti, assegnano la Champions alle prime quattro squadre italiane. In base a questo, gli altri si attrezzano e giocano per il secondo, terzo e quarto posto».
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La Roma arriverà seconda se… «I se possono essere molti. Scegliendone uno solo, dico se Dzeko fa Dzeko, la Roma può arrivare alle spalle della Juventus. E magari può starle pure vicina».
Ti piace il bosniaco? «Tantissimo. E pensare che all’inizio su di lui ero un po’ scettico».
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È l’unico leader di questa Roma? «Ce ne è almeno un altro. È Daniele De Rossi. Ora ha trentacinque anni, quaranta partite a grande livello può fare fatica a giocarle, ma oltre al campo c’è il fattore spogliatoio. E Daniele lì sarà sempre un numero uno. Come quando smetterà di giocare. Sono sicuro che sarà un grande allenatore».