Con lo stomaco annodato e i pensieri un poco annebbiati, la Roma si prepara a giocare a Milano per l’ultima volta nella stagione. Ad attenderla dopodomani troverà il ghigno di Luciano Spalletti, che nel correre da Trigoria ad Appiano Gentile durante l’estate – è il caso di chiarirlo – non ha perso nemmeno un filo di spirito di rivalsa nei confronti dei colori giallorossi. Dunque sarà un appuntamento denso di sentimenti: per lo più intrisi di rancori, forse anche toccati dalla reciproca riconoscenza, di sicuro intensi. Otto volti romanisti (sette più uno, per l’esattezza) incroceranno lo sguardo di Spalletti a San Siro: e allora dalle tante nevi dei ricordi fluiràununico fiumedi emozioni.
I PROTAGONISTI – Ad esempio. Dzeko. Spalletti lo incontrerà di nuovo ed è chiaro che Edin vorrà dimostragli di non aver scordato i gesti e la ricetta del gol. Non va dimenticato, d’altronde, che nella passata stagione Dzeko ha firmato 39 reti, proclamandosi di fatto come il reale trascinatore della Roma. Insomma è vero che Spalletti è stato la fortuna di Dzeko, ma non è falso annotare pure che Dzeko sia stato la fortuna di Spalletti. Certo, al racconto non si può sottrarre l’episodio dell’insulto volato via dalla voce di Edin e atterrato sul viso di Spalletti a Pescara. Discutevano per una sostituzione. «Però poi ci siamo baciati…», ha tenuto a specificare il tecnico. Della Roma spallettiana risale alla memoria anche la centralità di Nainggolan. Bravo? No: bravissimo. Autore di 14 reti e soprattutto capace di saltare una sola partita del campionato scorso, il belga è stato il cuore della squadra. Si è rivelato un motore potentissimo, eppure in grado di restituire aria pura. Poi c’è De Rossi. Ecco, da sempre De Rossi sostiene di adorare la sapienza tattica di Spalletti, ma di non condividere spesso la sua gestione degli uomini. Esplicative diventano allora le recenti parole di Daniele. «Spalletti qualche casino a Roma lo ha fatto, ma va puntualizzata la bontà del suo lavoro». Il quarto protagonista del viaggio giallorosso nel pianeta dell’Inter è Florenzi. «Alessandro? Be’ è talmente bravo a sostituire tutti che è impossibile da sostituire», sorrideva l’allenatore qualche mese fa. E, così, bastano queste frasi per spiegare la stima (ricambiata) che lega i due. Meno felice del ritrovo di domenica sarà probabilmente El Shaarawy. Perché? Perché, semplicemente, a un certo punto della stagione scorsa, Spalletti lo ha esentato dalla formazione titolare della Roma, preferendogli Perotti o, comunque, schierando Salah e Nainggolan a supporto di Dzeko. Al proposito, una citazione la merita Perotti, ora in dubbio per la sfida di dopodomani: della scorsa stagione romanista è stato il salvatore, se è vero che all’estremo palpito dell’ultima partita ha regalato alla Roma (e al fischiatissimo Spalletti) la qualificazione diretta alla Champions. E da Gerson, a pensarci, Spalletti non potrà aspettarsi abbracci e sorrisoni: del resto, nella partita contro la Juve del dicembre del ‘16, lo scelse titolare e lo sostituì al 45’ per poi escluderlo a vita: senza pietà. Infine – ed eccolo l’ottavo incrocio – non si può non immaginare che la notte di San Siro ruoterà intorno a un incontro impossibile. Quello tra Francesco Totti e Spalletti. Una guerra dei mondi. Non succederà. Ma chissà che ginnastica, i loro cuori.