La telefonata in cui parlava di una “sceneggiata” in Sinagoga non costerà nulla a Lotito. La procura della Federcalcio, che quella conversazione al telefono l’aveva acquisita, ha deciso di archiviare: senza conoscere la fonte certa, impossibile garantire che si trattasse di una conversazione genuina. Ma a ore l’intera indagine sugli adesivi di Anna Frank attaccati dagli ultrà laziali in curva Sud arriverà a dama: certo il deferimento della società per il comportamento dei propri tifosi. Il club rischia la chiusura dell’intero stadio o delle due curve. Tutt’altro che certo invece che a processo finisca Lotito. Il procuratore Pecoraro indaga per la violazione dell’articolo 1: slealtà sportiva per aver consentito il “trasloco” in curva Sud al prezzo simbolico di un euro a biglietto dei tifosi abbonati alla curva squalificata. Operazione possibile solo forzando il sistema di vendita. Una pratica poco trasparente. Ma allo stato attuale la procura federale non ha individuato una violazione dell’ordinamento sportivo. Tre saggi stanno studiando i precedenti: in procura vogliono essere sicuri che la decisione a cui si arrivi sia assolutamente condivisa.
Anche martedì la procura si è riunita per leggere la memoria difensiva presentata dal legale del presidente laziale, e l’idea di archiviare la posizione del numero uno del club biancoceleste inizia a essere piuttosto diffusa. Lotito, che aveva chiesto di essere ascoltato, pare aver cambiato idea. In questo caso, già domani l’organo inquirente della Federcalcio dovrebbe emettere il deferimento per la discriminazione di razza da parte dei tifosi (previsto dall’articolo 11) con gli adesivi con il volto di Anna Frank sulla maglia della Roma e le scritte “romanista ebreo”. E contestualmente deciderà sulla posizione del presidente. Cautele indispensabili: qualunque decisione finirà per riformare la materia e diventare una sorta di riferimento per i casi futuri. Insomma, farà “giurisprudenza”, anche se soltanto per la giustizia sportiva. Ieri mattina invece Pecoraro è stato ascoltato dal Comitato Mafia e Sport di Marco Di Lello sulla vicenda dei biglietti omaggio del Napoli finiti in diverse occasioni a affiliati alla camorra. Con gli elementi in possesso, però, il procuratore ha fatto sapere di non poter riscontrare alcuna violazione del club al codice di giustizia sportiva. Una tesi è che quei biglietti fossero destinati agli sponsor: in attesa di sviluppi dalla giustizia ordinaria, l’indagine sportiva va verso l’archiviazione.