Mancano 10 giorni all’inizio al campionato, la Roma giocherà domenica 22 agosto all’Olimpico contro la Fiorentina alle 20.45, tre giorni prima la squadra giallorossa debutterà in Conference League contro il Trabzonspor, e già si può fare un bilancio sulla Roma di Mourinho, con l’incognita di nuovi arrivi e nuove partenze.
Chi esaminerà la squadra giallorossa, nelle esclusive della redazione di Tuttoasroma, sono grandi ex che, reparto per reparto, da personaggi storici che hanno seguito la “magggica” dagli spalti, ma anche chi ha difeso la porta, come l’ex Franco Tancredi che analizzerà il reparto dei portieri della nuova Roma di Mourinho:
Come vede la Roma di Mourinho? “Innanzitutto, mi pare, abbiamo preso un allenatore dei più vincenti della storia del calcio. E’ una garanzia. Ha fatto vedere, nella sua lunga carriera, le vittorie che ha ottenuto. E’ un allenatore che sa gestire i giocatori, sa gestire i campioni e si è visto, dalle prime amichevoli, già la sua mano nel sistemare la squadra, nella grinta e nella personalità”.
Lei ha lavorato anche con Capello, sia alla Juventus, sia al Real Madrid; Mourinho lo potrebbe considerare un ‘Capello 2’ o magari che si avvicini al carattere dell’ex Roma? “Sai, gli allenatori come Mourinho, Fabio (Capello, ndr), Lippi e come Sacchi sono abituati a gestire rose importanti e campioni e quindi sotto quest’aspetto penso che se tutti lo seguono si farà qualcosa di buono. D’altronde è stata tirata una linea nuova, un nuovo progetto e tutti devono andare dietro allo stesso. Partire dai dirigenti, che l’hanno preso, per finire ai calciatori”.
E’ l’uomo giusto, l’allenatore giusto per l’ambiente di Roma che lei conosce benissimo? “Guarda, con questa storia che Roma è un ambiente difficile basta; io forse non lo so perché ho giocato un altro calcio, se dovessi rinascere adesso e giocare nella Roma, io ne sarei orgoglioso. Mi fa sorridere a me. I giocatori devono avere delle responsabilità, delle intuizioni e secondo me è un onore giocare nella Roma. Non è una cosa difficile anche perché abbiamo dimostrato che quando ci sono state persone importanti come Viola e Sensi, allenatori importanti come Capello e Liedholm, poi alla fine se hai una buona squadra e dei campioni, vinci. Io tutte queste difficoltà non le vedo e un giocatore deve avere anche una personalità di giocare con una squadra dove la maglia ‘pesa’. E’ importante, la personalità conta tantissimo”.
A differenza di Capello e Tommasi, che sono intervenuti prima di lei in questo viaggio alla scoperta della Roma di Mourinho, lei è molto facilitato perché il reparto ‘portieri’ è completato… “Negli ultimi due anni effettivamente lo svedese Olsen che Pau Lopez, avevano dimostrato delle grandi defaiance a livello di personalità; sembrava che giocassero con la paura, col timore. Un portiere non deve averle, un portiere deve avere una grande personalità, deve comandare la difesa, deve avere esperienza e in questo caso si è andato sul sicuro e poi un portiere, Rui Patricio, che conosciamo perché è stato Campione d’Europa; gioca nella Nazionale (portoghese, ndr), forse è un problema che tra un paio d’anni si riproporrà però ora è stata messa una “pezza”, un portiere d’esperienza che può far bene. Non iniziamo a dire che ha sbagliato perché tutti quanti sbagliano. Sbagliava anche il più grande di tutti che per me è stato Buffon quindi possono sbagliare anche gli altri. L’importante è farsi trovare pronto e, come ho detto, saper comandare la difesa, sapere i tempi di un’uscita o meno, una parola di conforto a un compagno. Chi c’era prima di lui (Olsen e Pau Lopez, ndr) quest’impressione non me l’hanno data. E’ stata una scelta di Mourinho e come tale va rispettata. Speriamo bene dai”.
Lei magari dice di non cominciare con il sottolineare gli sbagli però anche lui ha fatto un errore, da non sottovalutare, nell’amichevole contro il Belenenses… “Noi quando vincemmo il campionato (1983, ndr) facevamo il ritiro a Riscone di Brunico e ogni anno si chiudeva lo stesso con una partita a Trento; bene noi siamo riusciti a perdere 4-0, forse io 2-3 gol ce l’ho sulla coscienza, ho fatto delle fesserie, come le fanno tutti. L’importante quando l’arbitro fischierà l’inizio della partita contro la Fiorentina, lui ci dia quella sicurezza, quell’importanza che aspettiamo”.
Ricordo quella partita Franco… “(ride, ndr)… Ricordo il viso del Presidente Viola, era disperato, perché aveva fatto degli investimenti e noi perdiamo 4-0 a Trento. Capita nel ritiro, capita nelle partite amichevoli, poi deve imparare ancora la lingua, deve comunicare bene col proprio reparto… abbiamo fatto delle amichevoli ma il curriculum di Rui Patricio parla da solo”.
Un giudizio su chi c’è dietro Rui Patrizio, Fuzato e Boer… “Io Fuzato l’ho visto l’anno scorso quando ha sostituito Paulo Lopez ed era partito malino, le prime partite, ma era dovuto anche dal fatto che aveva giocato poco, invece poi ha fatto un bel finale e quindi è giusto puntarci. Non so se è giusto darlo via o meno però la Roma ha bisogno di due portieri importanti e un terzo che è quello della finale della Roma Primavera (la squadra giallorossa è stata eliminata nel play-off dall’Atalanta, ndr). Io non riesco a capire come non si riesca, in una città di 4 milioni di abitanti, un portiere che possa diventare un giallorosso. Forse sono io che sono rimasto indietro però, dal mio punto di vista, quando tra due anni, speriamo che Fuzato faccia bene, o magari ci sia bisogno di qualcuno, se non farà bene lui, che si vada a investire su un giovane, su un portiere italiano che non vada a creare problemi sul fronte puramente tecnico e segua i dittami dei preparatori atletici. Noi abbiamo la migliore scuola di preparatori al mondo, ormai è acclarato”.
Si era persa l’abitudine, da tanti anni, di vedere il ‘Presidente’ tutti i giorni a Trigoria, come Dino Viola e Franco Sensi. Oggi i Friedkin hanno capito che essere sempre presenti da fiducia alla squadra e a tutto l’ambiente. Cosa ne pensi della nuova proprietà? “Non si sono visti fisicamente se non in qualche immagine in televisione, ma sembrano persone serie, che vogliono fare bene, sono venuti nella Capitale per fare il bene della Roma; hanno trovato, secondo me, grandissime difficoltà sull’organizzazione, sul piano economico dove, purtroppo, c’erano delle falle (a oggi il debito è di -391 milioni, ndr) non facilmente risanabili, però l’unica cosa di differente è che prima loro erano dei “padri padroni” e invece oggi si affidano a più manager. Loro sono molto affezionati, non hanno perso una partita, stanno sempre a Trigoria e sono sempre vicini alla squadra. Poi hanno scelto una linea, quella di apparire meno e di parlare ancora meno ma l’importante che facciano il bene della Roma e che la riportino dove merita”.
Qual è stato il tuo idolo di portiere quando giocavi e quello che hai ‘preparato’? “Quando facevo il calciatore, senz’altro posso dire che il mio idolo che mi stregava, e ho avuto anche la fortuna di allenarmici per due anni, era Enrico Albertosi. Mi piaceva tantissimo come faceva il portiere, 1,92 ma era di un’agilità, una reattività non indifferente. Invece per quanto riguarda il migliore che ho avuto come preparatore, è Gigi Buffon; ‘stacca’ tutti in assoluto, è il portiere più forte che io abbia allenato e visto. Può essere non condivisibile ma io ho avuto la fortuna di allenarlo due anni e vi posso assicurare che… e poi erano gli anni migliori, nel 2006 ha vinto il Campionato del Mondo e secondo me, non me ne voglia Cannavaro che è un amico, meritava il ‘Pallone d’Oro’ perché ha fatto un mondiale eccezionale”.
Ritornando alla Roma, quando hai saputo di Mourinho che era il prossimo allenatore giallorosso, cosa ti è venuto in mente… “Sono stato contento, è stato un fulmine a ciel sereno per tutti, perché nessuno se lo aspettava. Hanno fatto una cosa mediaticamente eccezionale. Siamo qui ad aspettare l’inizio del campionato ma bisogna rinforzarci perché mancano dei giocatori, sperando che risolvano subito, e grande fiducia, fiducia che il tifoso della Roma non ha mai perso, nel bene e nel male”.
Dove collochi questa Roma? “Noi dobbiamo andare in Champions League, come ho detto prima, c’è un programma, ed è stato fatto insieme all’allenatore, e sappiamo il suo valore. Mi accontenterei adesso di un terzo/quarto posto, se poi vanno più in la non è che lo buttiamo via però, poiché il progetto è nei tre anni, la prima cosa da fare è ritornare in Champions, dove la Roma è di casa”.
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FONTE: Esclusiva Redazione Tuttoasroma – Roberto Molinari