In principio furono cinquantanove. Tenendo presente che dovevano essere utilizzate da quattro squadre (“prima”, riserve, due giovanili), i conti sono presto fatti. Praticamente i giocatori della Roma del 1927-1928 disponevano per tutta la stagione di una maglia a testa. Praticamente una seconda pelle. Praticamente il sogno di ogni tifoso. Un sogno tessuto, filato, colorato, indossato. Conservato e custodito, amato, anche quando sta troppo stretto o va troppo largo, non riscalda dal freddo o risulta soffocante. Perché è un sogno che si chiama Roma.
Cullato a lungo e finalmente concretizzato in quella tarda e calda primavera del 1927 e incarnato in quelle cinquantanove maglie giallorosse. Da loro, da lì parte la storia raccontata in questa mostra, che cerca di coniugare il rigore scientifico della ricerca, la più completa possibile allo stato attuale delle conoscenze con l’elemento che caratterizza il Centro Studi della Storia dell’AS Roma dell’Unione Tifosi Romanisti fin dal suo costituirsi, nel 2007 in occasione della mostra dedicata a Testaccio agli 80 anni della Roma e del suo tifo: la passione.
Speriamo di esserci riusciti e di essere stati capaci di regalare a chi ama questi colori un viaggio nel tempo attraverso il simbolo più bello del proprio sentimento. E di essere riusciti almeno a incuriosire qualcuno di coloro che questi colori non amano (… ma come fanno?).
Anche per la sua struttura cronologica, scandita dalla divisione per stagione calcistiche, questa mostra può dunque essere ammirata partendo da dove si vuole, andando a ritroso o in avanti, alla ricerca di ciò che più interessa. Ognuno potrà ritrovarci la maglia dell’anno in cui è nato, quella della prima volta allo stadio, quella di quella partita speciale da ricordare, quella di quella partita da dimenticare, quella che non aveva mai visto e quella che caratterizza i ricordi più belli. Il collezionista vi troverà la perla rara (“questa mi manca”….).
Colui che guarda con fare distaccato e superiore alla vile materia del calcio si chiederà perché tanto spreco di energie per un argomento di tale futilità. Infine (soprattutto?) chi indossa oggi in campo questa maglia storica potrà farsi anche con questa mostra un’idea di cosa significhi attaccamento alla maglia, a questa maglia. E ci pensi bene prima di maltrattarla, perché zi’ Checco e Angelino Cerretti, anche se non sembra, sono ancora lì a sovrintendere.
Tutti, speriamo, potrete trovare quello che abbiamo cercato di mettere in questa esposizione piena di colori: lavoro, applicazione, serietà divertimento, amicizia , passione senso di appartenenza, ed è per tutto ciò che desideriamo dedicare questa mostra a tutti quelli che ci hanno lasciato con la Roma nel cuore.
Ufficio stampa UTR