(SKY) C’è una crisi di gioco in questo momento? “Se avessi la spiegazione. Voi riuscite magari con più facilità a trovarle. Il lavoro paga, gli allenatori cercano di trovare le soluzioni e mi sento responsabile per non averle trovate. Guardiamo i numeri ma poco di atteggiamento, di fuoco dentro. Se fai il 72% di possesso palla significa che il gioco c’è, ma quando ti capitano le occasioni e non le concretizzi ti manca qualcosa. Se perdi i contrasti ed hai il pallone, è solo demerito tuo. Non cerco alibi, non so dirvi oggi con quale sistema andrò a giocare. Cercherò gli uomini giusti, più che i calciatori giusti”.
Questo processo di crescita quanto durerà? “E’ qualcosa che ti scatta dentro. Il contrasto non è una cosa tattica, devi mettere il piede ed il calciatore deve averlo dentro. Io l’ho fatto il calciatore e so che significa averlo dentro, questo è il mio pensiero. Parliamo di Milano, hai preso gol nel finale ma nel secondo tempo sembrava potessi vincere. Oggi abbiamo chiuso sotto rete, abbiamo sbagliato gol da un metro. 280 cross da 25 metri quando hai solo Dzeko che può prendere questa palla. Non hanno la lucidità di andare a fare quello che proviamo in settimana. Le risposte mi porteranno a cambiare, devo valutare. Un dato di fatto c’è: la squadra da la sensazione di avere poca solidità difensiva ed è quello che ci fa fare queste figuracce”.
Lo scorso anno è stato fatto qualcosa di eccezionale. Sembrava un punto di partenza, ma bisogna fare tre passi indietro e rimettersi in discussione… “E’ un’osservazione giusta. Nel calcio devi dare continuità ed ho lavorato paradossalmente molto in ritiro. Abbiamo lavorato tanto sui meccanismi e per quello ogni volta scatta il pensiero di cambiare qualcosa, io devo provare. Non posso stare fermo ad accettare certe cose. Oggi ho scelto Marcano, è impossibile far giocare sempre gli stessi con così tante partite. Tutti eravamo nella stessa direzione, il sacrificio era differente, recuperavamo palla agli attaccanti. Se non scatta qualcosa dentro si fa fatica. Tanto vale mettersi sotto la traversa e ogni tanto un gol lo facciamo.
Fate fatica a trovare le distanze, manca l’intensità sul pallone. Il secondo gol si prende al 94′, non in quel momento lì… “Condivido. E’ quello che fa la differenza, il difensore deve essere pessimista: da un momento all’altro puoi perdere una palla. Siamo stati lenti. Dobbiamo pensare che la palla si può perdere. Fate partire l’azione del secondo gol dall’inizio, quando abbiamo sbagliato noi una palla avanti, non possiamo permettercelo. I dati di oggi mi condannano. In questo momento dobbiamo stare zitti e pedalare, è tutto contro di noi. Non conta chi è arrivato”.
(ROMA TV) Pomeriggio terribile… “Serve avere qualcosa in più dal punto di vista caratteriale, possiamo parlare di discorsi tecnici e tattici quanto vogliamo ma se non c’è il desiderio di difendere in un certo modo non serve a niente. Per forza di cose la squadra subisce dei cambiamenti, anche per i tanti impegni vicini. Il calcio di oggi non permette di fare 3 partite in 6 giorni con gli stessi uomini. Ma diventa riduttivo non parlare di tutta la squadra ma solo di determinati giocatori”.
Non c’è entusiasmo? “Non è così, il desiderio di fare qualcosa c’era. Poi è subentrata sfiducia, ci voleva il desiderio di riprendere qualcosa e non perdere le nostre abitudini. Noi dobbiamo essere bravi nelle difficoltà, in questi momenti si vede chi ha caratteristiche importanti, chi ha capacità psicologiche forti. Oggi più che calciatori devo scegliere gli uomini giusti per mettere in campo l’agonismo. A vedere i valori non c’era partita, ma il Bologna ha messo in campo questo. Non possiamo ridurci a parlare di pochi elementi, siamo una squadra che deve giocare insieme in tutte le situazioni”.
Quali sono le corde da toccare adesso? “Mi affiderò a quelli che ritengo abbiano il desiderio di lottare. Ci siamo tutti soffermati sui moduli, al fatto che si cambiano elementi, ma un allenatore non può rimanere fermo ad accettare chi si deve mettere in condizione, sia fisica sia mentale. Devi cercare di spronare un po’ tutti”.
Come hai intenzione di proseguire? “Questo è un calcio differente, impossibile che tutti possano fare 4 partite con la stessa intensità. Oltre questo, devo responsabilizzare chi si vuole sentire responsabilizzato, chi non ha il desiderio non lo posso fare. Serve quel senso di appartenenza alla maglia e ai colori, quel desiderio di combattere. Oggi la parte tecnica viene meno, se ho il 70% di possesso significa che so tenere la palla, ma in quel 30% degli avversari non posso subire quello che abbiamo subito”.