Oggi avrebbe compiuto 65 anni. Agostino Di Bartolomei era il capitano, il ragazzo educato della borgata romana dallo sguardo triste e sincero. Per la Curva Sud era “Ago” o meglio “Agostino gol”, il nome da battaglia che i tifosi cantavano dopo aver contemplato le innumerevoli frecce che bucavano la rete avversaria. Il ragazzo di vita pasoliniano che da piccolo spaventava gli altri bambini per via del suo tiro potentissimo. Posato nelle discussioni e mai con una parola fuori posto. Se aveva qualcosa da contestare Agostino si presentava dal direttore di gara con le mani congiunte dietro la schiena, quasi in segno di rispetto. Come se volesse subito arrivare a una conclusione pacifica. Veniva spesso accusato di essere lento, una lentezza che compensava con la raffinatezza e la velocità dei palloni distribuiti.
La finale di Coppa dei Campioni Nel bene o nel male Agostino la partita più importante l’ha giocata in quel 30 maggio del 1984. All’Olimpico è la serata della finale di Coppa dei Campioni contro gli inglesi del Liverpool. Chi non ha trovato il biglietto decide di prendere due birre fresche e vederla al Circo Massimo in una mega adunata fomentata dal live di Antonello Venditti. Dopo le reti di Neal e Pruzzo, si decide tutto ai calci di rigore. Falcao non si presenta dal dischetto, Di Bartolomei segna ma le pantomime di Grobbelaar che, ironia della sorte, avrebbero poi ispirato Dudek nella finale di Istanbul contro il Milan, destabilizzano invece Bruno Conti e Ciccio Graziani e consegnano ai Reds la quarta Coppa dei Campioni. E per Agostino la ferita è troppo grande, è la fine di un’era. Farà in tempo a indossare la maglia giallorossa nella vittoriosa finale di Coppa Italia contro il Verona e a vedere lo striscione della Curva Sud: «Ti hanno tolto la tua Roma, non la tua curva». Nel suo palmares anche altre due Coppe Italie e soprattutto lo scudetto del 1983.
La tragedia dopo 10 anni esatti (…)
FONTE: Il Corriere dello Sport