Alla faccia della partita che contava poco o nulla. Alle versioni 2 di Fiorentina e Roma saltano i nervi. Litigi in campo e fuori, Mourinho che s’avventa sulla panchina viola, litiga un po’ con tutti e con Italiano ma poi per fortuna i due si abbracciano. E poi Italiano mai visto così scatenato alla fine dopo la rimonta riuscita al tramonto. Ha incitato i tifosi e ne ha mandato qualcuno, che lo critica spesso dietro la sua panchina, a quel paese.
Almeno per determinazione e grinta, squadre e tecnici sono già in clima finali. Ma, al netto dei turnover massicci, per il gioco ci vorrà qualcosa di più da entrambe le parti per avere la meglio sul West Ham in Conference, il 7 giugno, e il Siviglia in Europa League, tra appena tre giorni. Sì perché la Fiorentina ha vinto ma ha presentato i soliti difetti: tanto possesso palla, baricentro altissimo, ma difficoltà sotto porta e soprattutto il viziaccio di lasciare troppi spazi nelle ripartenze.
La Roma ha giocato al gatto col topo per quasi un’ora ma un po’ per i cambi forzati in vista di Budapest e un po’ per il vizietto di arretrare troppo ha gettato al vento la vittoria. Ovvio che la prestazione della Roma sia stata condizionata dal fatto che tra 3 giorni ha la finale, dove Mourinho – che non può più raggiungere il 4° posto – si gioca tutto e potrebbe avere un problema dietro. A parte la garanzia Smalling, gli altri due del terzetto una volta tra i più tosti del campionato, non stanno bene. Mancini ma soprattutto Ibanez quando sono entrati hanno imitato Quarta e Igor.
Forse anche per questo lo Special One si affida alla difesa a 4. Italiano invece ha tratto almeno una indicazione importante: Jovic, seppur con colpevole ritardo, è in grande crescita. Fossimo in Italiano, non avremmo dubbi su chi schierare davanti a Praga il 7 giugno.
FONTE: La Gazzetta dello Sport – F. Banchi