Il calcio può essere complicato o semplice, ma un campione rimane un campione in tutti e due i casi. E Paulo Dybala, arrivato con una doppietta al gol numero 10 in stagione (7 in campionato, 2 in Europa League e uno in Coppa Italia), lo è. Quello che l’argentino dà alla Roma, però, è qualcosa di più di una cifra.
È una leadership ormai riconosciuta da tutti, è la bellezza di vedere certe giocate che mancavano dai tempi di Francesco Totti. La Roma ha risposto così a Lazio e Atalanta, iscrivendosi alla gran volata che va dal secondo al settimo posto: i punti di distacco dal Milan sono 4, dalla coppia Juve-Inter 3. Tutti possono sognare i forzieri d’oro della Champions League.
Dybala non ha fatto tutto quanto da solo. L’hanno aiutato Abraham, con due preziosi assist, e Dodò che si è fatto espellere dopo 24 minuti. Il brasiliano è stato ingenuo sulla prima ammonizione e sciagurato sulla seconda, sempre per falli su Zalewski. Italiano ha ripristinato la linea difensiva a 4 con Venuti. Un 4-4-1 per rinunciare più alla quantità che alla qualità, che però ha trovato pochi interpreti davvero all’altezza: Amrabat sempre e Gonzalez nella ripresa.
Mourinho, invece, non ha cambiato niente, mantenendo la difesa a tre anche con l’avversario in inferiorità numerica. La sua Roma ormai è questa: non vuole lasciare spazi all’avversario e confida nella qualità delle giocate in avanti.
Come quella del 2-0 che ha chiuso la partita all’82’: verticalizzazione di Cristante, Abraham si è divorato Igor e ha servito un assist perfetto per Dybala. Dimostrazione che un centravanti può essere decisivo anche senza segnare e che l’assenza di Zaniolo, influenzato, è stata assorbita senza troppi problemi.
FONTE: Il Corriere della Sera – G. Piacentini
Ritardo Nervosa Affonda Roma Vina Espulso Mourinho Attende Piano Friedkin