Chissà se Tammy Abraham conosce la “legge del ketchup”. La coniò tanti anni fa uno che al gol dava del tu, tal Ruud van Nistelrooy, attaccante olandese ex Manchester United e Real Madrid. Secondo il mitico Ruud, “i gol, per una punta, sono un po’ come il tubetto del ketchup. Alcune volte capita che, stringendo stringendo, dal tubetto non esca nemmeno un goccio della salsa ma che poi, continuando a stringere, all’improvviso ne esca abbondantemente, senza fermarsi”.
Che la rete al Waalwijk, quindi, seppur in amichevole, possa rappresentare per Abraham il miglior biglietto da visita per il 2023. Intanto ha avuto un effetto, quello di far tornare il sorriso all’inglese.
Un gol importante, soprattutto per lei.
“Beh, ci voleva. Sia io che la squadra siamo sempre contenti quando vinciamo e segniamo tante reti. Per me poi segnare è importante, farlo per questo club lo è ancor di più visto l’affetto che mi lega. Si tratta soltanto di un’amichevole, è vero, ma vincere ci dà fiducia in vista del ritorno del campionato, non vediamo l’ora di cominciare”.
Dove è finto il Tammy dello scorso anno? È un problema fisico, psicologico, tattico, cosa le manca per tornare ai livelli della passata stagione? “Non so dirlo, quello che capita a me accade spesso anche ad altri calciatori, soprattutto agli attaccanti. Ci sono stati degli alti e bassi durante la stagione attuale mentre nella scorsa filava tutto liscio. Ho avuto una partenza lenta ma io come la squadra abbiamo voglia di rifarci. Tra l’altro sono convinto che questi momenti negativi ti rendano più forte”.
Può aver pesato anche l’attesa per il mondiale e la conseguente delusione per non esser stato convocato? “No, non è stata una grande delusione… (pausa e sorriso, ndr) Sì, è chiaro che ci sono rimasto male, è stata una delusione. Come dicevo prima, però, da questa cosa negativa devo trovare la forza per fare meglio e migliorare. La mia carriera si è sempre contraddistinta in questo. E poi sono ancora giovane, avrò tempo per disputare un mondiale”.
Nella Roma lei si trova meglio ad agire come punto di riferimento unico oppure con un attaccante vicino? “A me piace giocare a calcio e sono abituato sin da piccolo a giocare in ruoli diversi. Sta al tecnico decidere e a me fare il meglio”.
A proposito dell’allenatore: avete parlato con lui o tra di voi nello spogliatoio di queste indiscrezioni che lo vorrebbero prossimo ct del Portogallo? “José è un grande tecnico, tutti lo vogliono. È anche un onore che una nazionale importante come quella portoghese lo cerchi, ma sono sicuro che il mister sia concentrato sulla squadra. Cerca sempre di migliorarci, quotidianamente. Abbiamo letto la notizia sui social, ma non ne abbiamo discusso. Siamo tutti concentrati sulla Roma”.
Quest’anno più volte Mourinho l’ha ripresa, spronandola anche pubblicamente. “Sì, ma lui può tutto. È un punto di riferimento, lo considero come il mio zio a Roma. Lui vuole il meglio per me, quando non mi esprimo al meglio mi sprona. E anche quando gioco bene non si accontenta mai ed è quello di cui ho bisogno. Non sono il tipo da pacche sulle spalle ma di una fiducia che mi dimostra quotidianamente”.
Lo scorso anno ha segnato 27 gol. Quest’anno è fermo a quota 4. L’obiettivo è arrivare almeno ad una ventina? “Venti? No, no evitiamo di fare previsioni. Anche perché io sono uno che non si accontenta mai e voglio sempre migliorare il risultato precedente. Quest’anno vorrei avvicinarmi il più possibile allo scorso. Qualora ci riuscissi, sarei contento ma ripeto, voglio alzare l’asticella. Per cui il minimo è fare come nella passata stagione e se possibile migliorarsi”.
E invece l’obiettivo della Roma qual è? “Tornare in Champions, of course”.
FONTE: Il Messaggero – S. Carina
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