Destinazione paradiso, ma a un passo dal purgatorio. Singolare situazione quella della Roma, vicina a centrare un clamoroso ingresso fra le prime quattro dell’Europa League, dopo avere già messo la freccia su tutte le altre connazionali in coppa. Eppure alle prese con una classifica più che deficitaria in campionato, frutto di un girone di ritorno estremamente deludente. Negli atteggiamenti ancora più che nel gioco. In questa distonia di risultati fra Europa e Italia che tende a frastornare e allontanare l’armonia, la sfida della Johan Cruijff Arena diventa un crocevia fondamentale. Per le ambizioni come per gli umori romanisti.
In uno snodo di simile importanza, non può non ricoprire un ruolo di primo piano Edin Dzeko. Simbolo della Roma negli ultimi cinque anni e mezzo per gesta, carisma, esperienza e numeri, sta vivendo forse il momento di maggiore ombra da quando veste il giallorosso. Le scorie del diverbio con Fonseca sono state acuite da una serie di piccole ma fastidiose noie fisiche che hanno contribuito a minarne la continuità. E il digiuno di gol in campionato che dura ormai da tre mesi ne è la testimonianza più eclatante.
È vero che da allora (3 gennaio, contro la Sampdoria) il bosniaco ha disputato appena 428 minuti (l’equivalente di meno di cinque partite); e anche che in coppa ha timbrato due volte – andata e ritorno col Braga – ma da uno come lui ci si aspetta ben altro. E allora quale migliore occasione di quella offerta da una grande partita internazionale? In Europa Edin è già stato trascinatore in entrambe le competizioni a suon di gol, diventando re dei bomber della Roma in competizioni Uefa con 29 centri.
Alle sue spalle avrà peraltro Pedro, il veterano della rosa nelle coppe continentali, che ha appena toccato quota cento presenze. Come il numero 9, anche lo spagnolo ha vissuto uno scorcio di 2021 poco in linea con la sua fama e le sue qualità, ma da un giocatore abituato a decidere le finali ci si aspetta il graffio vincente. (…)
FONTE: Il Romanista – F. Pastore